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Da sprofondare

Il gaglioffo è a scuola, circondato dal solito corteggio di fanciulle in fiore. Una di esse gli chiede un passaggio. In braccio, fino alla palestra. Cavalleresco come sempre, il giovane esegue. Peccato che, nel tragitto, i calzoncini da tennis gli calino ben oltre il limite di guardia. Ai piedi delle scale il nostro resta in mutande, attorniato da femmine. Roba da avvampare per l'imbarazzo. E il biondo che fa? Pianta i gomiti sui fianchi, gonfia il petto e dichiara: "Bene, ragazze. Sono cinque euro per lo spettacolo!" Il pubblico sta ancora scompisciandosi. Quel ragazzo non conosce vergogna...

Il mio amore mi tradisce

È notte fonda; la Stamberga è silenziosa, immersa nel sonno. D'improvviso, lo squillo del telefono ci strappa ai nostri sogni, svegliandoci di soprassalto. Noi adulti, almeno. I ragazzi non danno alcun segno di vita. Col cuore in gola, temendo qualche pessima notizia, Jurassico risponde. Per fortuna, si tratta solo di una collega, con la quale  scambia alcune battute in medichese, per poi salutarla. La sottoscritta ripiomba all'istante tra le braccia di Morfeo, mentre il plantigrado resta a fissare il soffitto. "Beh , io vado a studiare!" bofonchia. Apro un occhio, realizzo che sono le 3,30 e grugnisco in segno di assenso. Questo è matto, penso, prima di perdere i sensi di nuovo. Alle sette meno venti, mi rianimo e scendo a cercare il gufo studioso. Tutto tace, nessuna luce rompe le tenebre. Un leggero russare  mi guida nella giusta direzione: il salotto della tv. Dove il mio amato compagno se la dorme, avvolto in uno Scaldotto, con un gatto acciambellato contr

Un futuro in pubblicità

Il gaglioffo è stato a Roma, a festeggiare il raggiungimento della maggiore età del suo best friend. Con lui, un altro paio di compagni di merende, tutti raccolti sotto il suo tetto dall’eroica madre del neo maggiorenne. A proposito, grazie Dani! Uno del gruppo, il più grande, fuma. Ma non fuma come tutti, pescando le cicche da un pacchetto deturpato da lugubri avvisi di morte. Lui se le rolla, tipo spinello: una trasgressione con juicio, insomma. Appena terminato il rituale di rollatura, il nostro si accende la pseudocanna, con aria molto compresa nel suo ruolo. Uno degli altri gli chiede: “Mi fai fare un tiro?” La sigaretta passa di mano in mano. A questo punto il gaglioffo, per non essere da meno, interviene: “Posso fare un tiro anch’io?” “Prego!” Un nanosecondo dopo, la sigaretta sta disegnando un arco, lanciata a metri di distanza. “???!!!” “Ho fatto un tiro! Io dico di NO al cancro…” Gli amici, schiantati dalle risate, hanno suggerito di proporre la scena per uno

Via di testa, qui col cuore

Andare a cena con i miei tre figli maggiori per festeggiare vent'anni di Mammapercaso non ha prezzo. Dimenticarsi il cellulare al ristorante (20 km da casa) e rendersene conto sulla soglia di casa è un classico. Poter contare su un marito che, pur se morto di stanchezza, senza subissarti di improperi fa inversione e ti accompagna a recuperarlo ti chiarisce, se mai ce ne fosse bisogno, il perché gli hai detto sì, due decenni fa. Ne valeva la pena. Per lui, e anche per i tre che ancora se la ridono alle tue spalle. Vigliacchi.

L'amore in tempo di crisi

L'amore sincero si vede. Anche e soprattutto quando è discreto e silenzioso. Se due persone si vogliono bene sul serio lo si percepisce a pelle: persino gli estranei ne rimangono colpiti. In questi giorni difficili lo sto sperimentando a più riprese. Poi, viceversa, c'è gente che non riconosce l'amore nemmeno quando ne riceve a quintalate. E, guarda il caso, sono gli stessi che osservano con incredulità e sospetto i rapporti affettivi altrui. Chi non sa amare senza pretendere contropartita è sentimentalmente zoppo. Ed è destinato a non stare al passo con chi ama davvero, con chi ha il volto solcato di rughe illuminato da un cuore rimasto bambino. Con chi tace sempre, ma dice tutto con gli occhi. Con chi non rinfaccia mai nulla, pur essendo stato il fulcro della vita di chi ama.  Con chi è un inconsapevole, modesto, ammirevole esempio per tutti noi.

Che spiacere sentirti

"Pronto?" "Pronto..." La voce chiamante è titubante. "Ciao, Vattelapesca. Sono la Vale. Come va?" fai tu, che hai visto l'identità dell'amica sullo schermo dell'amico smartphone. Cosa che a lei non deve essere accaduta prima di chiamarti, dato che è cascata dalle nuvole quando ti ha finalmente riconosciuto. Che guaio gli errori di digitazione sulla rubrica. "Ah, bene. Anzi, benissimo! Tu?" risponde, palesemente spiazzata. "Mhm. Così..." Qualcosa ti dice che non gliene frega niente di sapere davvero come va. Una me@@@, per la cronaca. Difatti, la tua voluta vaghezza cade nel vuoto. Nessun chiarimento viene richiesto, anzi. Puoi sentire con chiarezza le rotelle della scatola cranica mettersi in moto cigolando. Ci vuole qualche secondo di attesa in linea, ma  ne vale la pena: l'ineffabile si riprende dalla sorpresa, entrando in modalità "best friends forever". Trillando come un campanellino, infila una seri

Nella tempesta, sempre

Ragazzi, qui pare che il destino si diverta a farmi lo sgambetto. Tiro il fiato per un paio di giorni, rallegrandomi per tutte le potenziali criticità affrontate e risolte negli ultimi sei mesi, che arriva un’altra tegola a colpirmi in piena testa. Nulla a carico di Casa per Caso direttamente, ma qui accanto si naviga in cattive acque. Ci sono persone a noi vicine che necessitano della mia attenzione, dedizione, non di rado di collaborazione. Questo sottrae tempo al già poco tempo a mia disposizione: come vedete latito e potrei latitare ancora per un po’. Mandatemi un po’ di pensieri positivi: ho bisogno di molta fortuna, di tutto il mio prezioso raziocino, un po' determinazione e tanto coraggio. Tanto per cambiare. Appena ho due minuti, torno a ticchettare. Intanto, incrociamo le dita!  

Help!

Ok. Non si giudica un libro dalla copertina, e dunque nemmeno una giornata sulla base delle due ore inaugurali. Però ci sono giorni nei quali ti penti e ti duoli di essere scesa dal letto, mannaggia. Mettiamo pure da parte il fatto di essermi inspiegabilmente svegliata alle quattro del mattino. Scarse. Ignoriamo di esserci lette mezzo e-book, che da quando ho il libro virtuale dotato di illuminazione strategica posso passare le notti in bianco, senza che il tricheco al mio fianco cambi anche solo il ritmo della ronfata. Manco più il deterrente del marito che sbofonchia una protesta, ho più. Ormai siamo alla lettura compulsiva. Però ritrovarmi con il pavimento zozzo che manco avessimo invitato a cena una mandria di bufali (in effetti, una mandria di diciassettenni però c’era, ieri sera…), la cucina in stato di abbandono (gravissimo errore non aver fatto funzionare la lavapiatti a pranzo, ancorché seminvuota…), le ceste del bucato traboccanti un’altra volta (ma non avevo lavato

Non è possibile

Devo individuare la chiave di questo mistero. Perché quando sono in emergenza la mia performance è quella di una macchina da guerra, mentre se sto rilassata divento un pericolo per me stessa e per ciò che mi circonda? Per fortuna tale minaccia si allunga sugli oggetti, più che sulle persone. Diversamente, temo avrei già qualche morto sulla coscienza. Stamattina, mentre spazzavo il garage, ho messo un piede sulla paletta, rovesciandola, e spargendo detriti ovunque nel raggio di sei metri. Sono rimasta coinvolta anch’io nell’incidente; per fortuna, almeno si è verificato prima della doccia mattutina. Due giorni fa sono riuscita a incollare una ciotola di vetro al vassoio del microonde;  non faccio che portare alimenti al limite della carbonizzazione (non possedessi due timer, oltre a quello del telefonino, potrei invocare le circostanze attenuanti. Invece, non posso) e mi sono persa lo Swiffer. Non il cosetto per le poveri, le cui ridotte dimensioni giustificherebbero la possibilità

Dalle maglie della Rete...

… a volte si materializzano regali sorprendenti. Io sto qui a ticchettare le mie avventure di mamma per caso su una tastiera, e in giro per il mondo c’è chi mi legge. Mi fa sempre riflettere, questa consapevolezza. Chi saranno i miei lettori? Dove abitano, come vivono, quali sono le loro storie? Alcuni li conosco un po’ attraverso i loro commenti, altri mi hanno chiesto l’amicizia su FB, la maggior parte sono silenziosi e non saprò mai nulla di loro. Cosa della quale un po’ mi spiace. Qualche volta ho la fortuna di poter conoscere questi lettori silenti, magari residenti in un Paese straniero. Quando costoro decidono di fare un giro per il Bel Paese, passando per la Stamberga, è sempre una festa per tutti (vero, Martine…? E pensare che i nostri mariti temevano di finire in mano a qualche serial killer…). Quanto agli scambi inter-regionali, hanno portato a sviluppi che mai avrei immaginato, qualche anno fa. Vedi la Miss ormai perfettamente integrata nella vita milanese. In questi

Ma che freddo e freddo!

“Scusa, esci vestito così? Non è mica estete!” “Mamma, finiscila. Non ho freddo!” “Vedi che ti prendi un accidente…” “Mamma!!!” Esce di scena, con un outfit da fine agosto.  Due giorni dopo, sudato come una grondaia e rosso in faccia: “Mamma, abbiamo un termometro..?” Trentotto. Come volevasi dimostrare.  Io starnazzo, starnazzo, quelli non mi calcolano di striscio e poi tutte le mie più funeste previsioni si realizzano. Che se non sto attenta, tra l'altro, mi dicono pure che sono io a portare sfiga, gli impuniti.  “Dove hai detto che è il paracetamolo?” Essendo a mezzo metro dal suddetto, lo estraggo dal cassetto, lanciandolo sul tavolo in malo modo. Come da manuale, la scatoletta rimbalza sul portatovaglioli, finendo miseramente sul pavimento.  Nemmeno i gesti stizziti mi vengono bene, mannaggia!  Mi sento ignorata e appaio velleitaria. Uffa.  “Eccola lì, che vuol fare la madre sprezzante… Con quella mira, mamma: un tiratore scelto!” mi dileggia la belva

Manifestazione studentesca

Motivazione numero uno: "Vogliamo lezioni meno noiose, più divertenti e stimolanti"  Commento del gaglioffo: "Ma cosa credono questi? Di stare al circo??? Ma che vadano..."  Non posso che dichiararmi concorde. Tanto più in un istituto dove i docenti sono in gamba e le lezioni, invece, molto interessanti.  Se le giovani manifestanti stessero attente a scuola e studiassero, invece di contestare, e facessero i compiti, invece di marciare, farebbero del bene a se stesse e agli altri.  Ma dove la retorica  impera e la coerenza difetta, questi sono i risultati. L'uso scellerato di un nobile strumento di protesta, nato per rivendicare ben altri diritti. Che tristezza. 

Addio straziante (...)

Nemmeno una lacrima. Non ho versato nemmeno una lacrima. Un evento senza precedenti, trattandosi di me: sono donna dall'addio patetico, di norma. Stavolta, mi sono limitata a un abbraccio contenuto, soprattutto a causa della Miss.  La quale Miss, tutto tranne che commossa, dopo tre secondi di stretta mi ha allontanata, con uno spazientito Pennuto! che mi ha costretta entro i confini della decenza. Un'uscita di scena asciutta, senza fiumi di lacrime ed emozioni dilaganti, nemmeno dopo essere salita in macchina per allontanarmi definitivamente dalla mia piccina. E qui cruciale si è rivelato l'intervento del Jurassico. No, non mi ha avvolto in un abbraccio confortante, regalandomi un'emozione. Non mi ha neppure dichiarato il suo imperituro amore, giurandomi di starmi accanto da qui all'eternità, alleviando la mia mestizia. Mi ha viceversa aggredito proditoriamente, accusandomi di aver smarrito il suo borsello. Oggetto da lui appena scagliato sul sedile posterio

Si avvicina l'ora zero

I l giro dei parenti è completato – con lacrime a profusione, manco la Miss stesse partendo per la Siria… –  i bagagli ormai sono stivati nello squalo. Trasformato in balena per l’occasione, considerata la massa di roba pigiata in ogni angolo fruibile. Se la neo-universitaria non la smette di ammonticchiare abiti, scarpe e orpelli vari, dovremo mettere qualcosa in braccio anche al pilota, domani. Confesso avrei creduto di soffrire molto di più: l’entusiasmo per la novità e le aspettative positive per questa nuova avventura fanno decisamente premio sulla malinconia nel vedere la mia ragazza con la valigia in mano, pronta a lasciarmi per tre mesi. Lei è entusiasta, e mi contagia con la sua felicità. Sapere poi che, da oggi, la sua nuova amica è riuscita a ottenere un posto nel suo stesso collegio mi rende addirittura euforica: tutto sta davvero andando per il verso giusto.  A rincuorarmi ulteriormente, ieri sera c’è stata una riunione familiare. Del tutto casuale e inaspettata, t

Succede anche a voi?

Avete una marea di commissioni da svolgere, e nemmeno una va a segno? La tecnologia mi si rivolta contro: il server della banca on line segnala un errore, tutti i numeri di telefono risultano occupati o non raggiungibili, la carta bancomat è ancora bloccata (ok, lì è colpa mia. Errare è umano, perseverare a ticchettare il codice errato è diabolico. Però dopo due mesi il problema avrebbe dovuto essere risolto…). Persino il mio spazzolino elettrico ha deciso di tirare le cuoia proprio stamattina. Ora mi avventuro fuori di casa, sotto una pioggerellina fastidiosa e tristissima, con il nervo a fior di pelle e svariati conti da pagare. Confesso di essere un po’ preoccupata. Se tanto mi da tanto, se riesco a tornare a casa con l’auto in ordine e senza creditori alle calcagna credo mi considererò una miracolata.

Gli aquilotti abbandonano il nido...

E meno male! pensa mamma aquila. Tra cambio di stagione, ultime lavatrici prima delle partenze (ma quante sono? Non finiscono mai!) e liste chilometriche di masserizie da acquistare per la sopravvivenza della fanciulla in ambiente ostile, sono finita. E’ sempre così: quando penso alla loro uscita di scena, mi trema la palpebra e mi s’inumidisce il ciglio. Salvo poi ridurmi a una gelatina per stare dietro a tutte le loro esigenze, finendo con il domandarmi: “Ma quando se ne vanno???” Comunque sia, ci siamo quasi. Il filosofo è dato per partente stasera, la Miss tra una settimana. Poi, credo partirò io: ho bisogno di un po’ di tempo per me. Vivere per conto terzi (e quarti, e quinti…) mi sta esaurendo. 

Un lunedì mattina felice

Non tutti i lunedì sono forieri di tempesta. Questo, per esempio: dopo un fine settimana all’insegna della serenità (sabato un piacevole invito con amici in quel di Venezia, domenica una cena familiare con la banda al gran completo, così chi resta ha potuto salutare per benino chi sta per partire), mi sono concessa una chiamata a un caro amico. Un amico con il quale non mi sentivo da qualche mese, nonostante pensassi a lui assai spesso: l’ultima telefonata con lui mi aveva lasciato l’amaro in bocca. Quando senti come vengono trattate le brave persone, alle volte, devi controllarti per non sbarellare, facendoti giustizia da solo. Un amico di quelli veri, con i quali ti puoi permettere di non aver tempo, perché non ti rimprovera mai “Quanto tempo!”. Uno di quelli fidati, di quelli capaci di non giudicare, di quelli con i quali bastano due parole, un breve silenzio, un sorriso per capire tutto. Uno di quelli con i quali il filo non si spezza mai, nonostante i guai, il tempo, la vit

La distrazione cronica è un difetto genetico. Ne ho le prove.

“Guarda che bella ragazza quella che arriva… Però! Anche la madre non è male! Che due belle donne… ” “Ciao nonna! SMACK, SMACK!” “Ciao mamma!” “Ohsantocielo! Siete voi… Sempre immersa nei miei pensieri, non vi avevo riconosciute. Però mi ero accorta di quanto siete belle!” Però. Riesce ad essere peggio di me, mia madre. E dire che ci vuole impegno!

Buoni propositi e docce fredde

“Mamma, per piacere, stasera preparami carne.” “Carne? Che tipo di carne?” “Va bene anche il pollo.” “Ehhhhh??? Ma che, sei impazzito? Da quando mi chiedi del pollo, tu?!” “Da quando ho adottato la filosofia della doccia fredda.” “Scusa?” “Te l’ho detto, che ormai io la doccia la faccio solo fredda. E ti faccio notare che faccio una doccia al giorno…” “Vedo. Speriamo che quest’inverno tu non ti becchi una polmonite. E comunque sia, mi sfugge il nesso tra questa cosiddetta filosofia della doccia fredda e il pollo.” Questo figlio. Più cresce meno lo capisco. “E’ la mentalità che ti porta a fare cose che non ti vanno, perché fanno bene. Ho bisogno di proteine, se voglio aumentare la mia massa muscolare. Quindi devo mangiare pollo, nonostante non ne sia un fan. E’ un alimento proteico leggero, nutriente, povero di colesterolo.” “…” “E’ come con lo studio. Chi è il demente che studierebbe per dodici ore al giorno? Invece lo fai. Lo fai perché fa bene al tuo cervello e

La Miss fa i bagagli

Ebbene, sì. Mi sono concessa un periodo di pausa da tutto, persino dai giornali e dal web. Settimane durante le quali la Miss ed io abbiamo condiviso vacanze tutte al femminile, grazie anche al generoso contributo di un’amica impagabile, passeggiate salutiste e trasgressioni alimentari peccaminose quanto goduriose. Momenti piacevoli, a tratti indimenticabili, che conserverò nel mio cuore per riscaldarlo durante le stagioni di plumbeo grigiore che mi attendono. L’ultima estate completamente libera della mia unica ragazza, le ultime settimane di spensieratezza da liceale. Ne abbiamo assaporato ogni momento, consapevoli che il nostro legame è tanto forte da non essere minacciato dai lunghi mesi di lontananza che ci attendono.   Tra un paio di settimane la trasferta sarà compiuta, l’università iniziata e la mamma tragicamente combattuta. Combattuta tra la tristezza di un’altra stanza rimasta vuota, dell’immobilità di una Stamberga ormai animata solo dai barriti del giovane gamer,

Vichinga

“Ma che c’è in questa pentola enorme?” chiede il gaglioffo. “I vasi di salsa. Stanno finendo di andare sottovuoto.” “E non si possono spostare? Dobbiamo cucinare!” “Guarda che pesa…” “Ma come l’hai messa lì tu???” “L’ho messa vuota, scemo! Vasi e acqua li ho aggiunti dopo!” “Ah, ecco, volevo dire. Una vichinga, sennò!” Il filosofo apre la porta della cucina. “Perché apri? Ho freddo!” protesta la Miss. “Mi apro un varco. Così portiamo fuori la pentola.” “Vedi che ti fa male il polso. Fai fare a Matteo” obietto io. “A me fa ancora male la spalla” risponde il gaglioffo. “Mettetevi insieme, un braccio per uno…” suggerisce la sottoscritta, la quale sta perdendo la pazienza. La nostra casa è funestata da patologie tendinee, di recente. “Ok, tu potresti metterti così, io la prendo di là… Aspetta che vado un attimo… Ma chi l’ha spostata, adesso?! E’ sul tavolo fuori!” “Io” risponde, asciutta, la veneranda genitrice. Il trio dei figli sgrana gli occhi, mentre Ma

Litri e litri di latte

Siamo ancora tanti, in giro per la Stamberga. Lo capisco dai litri di latte che mi tocca comprare e dai quintali di frutta che svaniscono dal frigorifero. Del chiasso che caratterizzava la loro presenza, in un tempo ormai lontano, non rimane che l’eco, richiamato dalla mia memoria. Chiusi nelle loro camere, portano avanti la loro vita, separata dalla mia. Come è giusto che sia. L’unico a rimanere chiassoso è un inesausto gaglioffo, sempre impegnato in sanguinose campagne di guerra e collegato via web con gli inossidabili compagni di merende informatiche. Ogni tanto si sentono urla e orribili favelle provenire dalla tana della belva, la quale occasionalmente scende a valle a procacciarsi il cibo. A pranzo si arrangiano, preparandosi pasti diversi in orari differenti, in serena anarchia,  mentre la cena rimane il nostro consueto momento di aggregazione: l’unico che ci vede tutti riuniti attorno alla tavola, Jurassico compreso. La scuola ancora lontana e le università chiuse perm

Debito saldato

Il gaglioffo ha saldato i suoi conti in sospeso. Un debito contratto grazie a un’insegnante dall’intelligenza non comune, capace di leggere tra le righe di un eccesso di sicurezza trasformatosi lentamente in arroganza. Una donna grintosa quanto basta a trasmettere un messaggio fondamentale: i tuoi risultati non sono valutati in senso assoluto, ma devono essere proporzionati alle tue capacità. Un gigante che solleva cinquanta chili non fa ‘sto gran lavoro. Se ci provo io, merito un encomio solo per il tentativo. Anche se fallito.   Il nostro, avviluppato nei meandri di disequazioni e sistemi, incalzato da codici ed economisti, con contorno scienze umane miste, s’era perso l’Inglese per la strada. Convinto, come tutti gli ignoranti, che valga assai più la pratica della grammatica, ha finalmente introiettato un concetto fondamentale: la grammatica non è un optional. La grammatica è una buona base – la sola buona base – sulla quale appoggiare una pratica costante e indefessa, che solo

E' ufficiale

Jurassico si è rilassato. Nonostante le piogge incessanti, il freddo pungente (5  gradi Celsius, stamani) e l’impossibilità di azzardare il minimo progetto, neppure con un paio d’ore d’anticipo, il plantigrado ha dismesso il ruggito facile e la zampata assassina. Complice il lungo letargo (dorme come un ciocco. Roba che per farlo ronfare così, a casa, dovrei colpirlo alla testa, con un ciocco), l’uomo quando è sveglio pratica un’attività motoria per lui inusitata. Il sorriso. Il sorriso in tutte le salse: allegro, sereno, complice, talora persino sognante. Il buonumore lo pervade. E tutto ciò, ci tengo a sottolinearlo per i malpensanti, senza introdurre nemmeno un goccio di alcol. Potere del riposo… Durante i frequenti rovesci d’acqua, riempie il tempo riguardando film d’antan: e se titoli stile Notorius possono incontrare anche il mio favore, la biografia di Luciano Tajoli va oltre le mie capacità di sopportazione. “Ma come, amore? Non te le ricordi queste canzoni? Io

Ferragosto

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Bollettino meteorologico: sempre più simile a un bollettino di guerra. C’è mio fratello che, da casa, mi spedisce sms preoccupati per la nostra incolumità. Tra perturbazioni furiose, minaccia di nubifragi e temporali ciclopici, teme che non torneremo tutti interi. In realtà, la situazione non è così nera: il cielo sì, però. Quello è di un nero convinto e costante: oggi è il secondo giorno che passiamo tappati in camper. Però, però… E’ vacanza lo stesso. Jurassico si dedica al bricolage e alla manutenzione del pachiderma, la sottoscritta un po’ legge un po’ scrive, confidando entrambi in un prossimo miglioramento climatico. Dopo un anno vissuto sempre di corsa, senza mai concedersi una pausa, anche i ritmi lenti di una pigra giornata come questa hanno un loro perché. E ci hanno permesso di recuperare i postumi di ventiquattro chilometri di scarpinata, osati qualche giorno fa, cui ne abbiamo sommati un'altra dozzina il giorno immediatamente successivo: ogni tanto il planti

Il matrimonio spiegato a mia figlia

I figli. Talvolta sono di una fiducia disarmante. Da una conversazione con la Miss, qualche giorno fa: “Mamma, se mi sposo vorrei che fosse quello, per tutta la vita. Come si fa?” Fosse facile rispondere. Avessi davvero la ricetta, ne farei un’app da vendere on line: farei una fortuna. In realtà, non so cosa si debba fare perché la coppia non scoppi. Oppure perché non si trasformi in un gigante dai piedi di argilla, il che è talvolta persino peggio. Anzi, mi spaventano quelli convinti del contrario: gonfi di presunzione, sono convinti, essendo parte di una coppia stabile, di possedere una sorta di titolo onorifico. Molte coppie di lungo corso assumono un atteggiamento di superiorità, come se assieme alle rughe, l’ipertensione, la menopausa e il profilo alla Winnie The Poo, i decenni trascorsi assieme avessero conferito loro i titoli per salire in cattedra e pontificare. Mi facciano il favore. Ci sono mille modi per restare insieme sine die, molti dei quali sono tutto trann

La famiglia

Devo dirlo. Sono stanca di sentir magnificare la famiglia come l’unica sorgente delle meraviglie. L’entità astratta cui inchinarsi, come a una divinità superiore, sull’altare della quale tutti devono sacrificare aspirazioni, desideri, speranze e possibilità. L’annientamento della propria personalità, l’azzeramento della propria volontà, in nome di un non meglio identificato “bene comune”. Quando le cose vanno a gonfie vele, stanno tutti a darne il merito alla famiglia. La famiglia serena regala serenità ai figli, una famiglia sana produce figli sani, la famiglia solidale rappresenterà per sempre il porto al quale tornare. Tutto ciò è vero. Non è tutto, però. I figli non sono creta, un materiale amorfo da plasmare, incapaci di metterci del proprio in quello che fanno. Questo lo dovremmo tenere sempre presente, noi genitori: quando un figlio si comporta bene, non congratuliamoci troppo con noi stessi. Non è merito nostro: è merito suo. Noi possiamo aver contribuito a rende