Litri e litri di latte
Siamo
ancora tanti, in giro per la Stamberga. Lo capisco dai litri di latte che mi
tocca comprare e dai quintali di frutta che svaniscono dal frigorifero. Del
chiasso che caratterizzava la loro presenza, in un tempo ormai lontano, non
rimane che l’eco, richiamato dalla mia memoria. Chiusi nelle loro camere, portano
avanti la loro vita, separata dalla mia. Come è giusto che sia.
L’unico
a rimanere chiassoso è un inesausto gaglioffo, sempre impegnato in sanguinose
campagne di guerra e collegato via web con gli inossidabili compagni di merende
informatiche.
Ogni
tanto si sentono urla e orribili favelle provenire dalla tana della belva, la
quale occasionalmente scende a valle a procacciarsi il cibo.
A
pranzo si arrangiano, preparandosi pasti diversi in orari differenti, in serena
anarchia, mentre la cena rimane il nostro
consueto momento di aggregazione: l’unico che ci vede tutti riuniti attorno
alla tavola, Jurassico compreso.
La
scuola ancora lontana e le università chiuse permettono una permanenza di
qualche mezz’ora in più, dopo cena, a chiacchierare tutti assieme. Conversazioni vivaci, divertenti e sempre più mature, il che mi dà il polso di quanto siano
cresciuti, i miei rampolli. Avendoli sempre sotto gli occhi, ci sono attimi in
cui me ne dimentico.
Ogni
tanto si vede anche l’informatico, che di tanto in tanto fa capolino nella casa
avita, per far ginnastica in terrazza, un po’ di salsa con la mamma e,
soprattutto, quattro chiacchiere con i fratelli.
Mi
sto godendo le ultime battute di un’estate strana, fredda e piovosa come mai
prima d’ora; gli ultimi giorni di immersione in una famiglia ipertrofica,
ingombrante, impegnativa, ma troppo divertente.
L’autunno
si avvicina a grandi passi, e con esso si appropinqua la sparizione dei miei
giovani universitari. Soprattutto quella della Miss, che sarà la più dura da
digerire oltre che la più lunga da sopportare.
Temo
che la vista di quella stanza vuota e fredda mi spingerà a sconfinare in
Lombardia con discreta frequenza. Non riuscirò a stare troppo lontana dalla mia
unica ragazza. Perché sono una dura, ma ho il cuore tenero. Ahimè e,
soprattutto, ahilei!
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