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Visualizzazione dei post da maggio, 2014

Mamme oltre la frutta

Ultima settimana di scuola. A Casa per Caso la tensione sale alle stelle: la Miss quest’anno ha la maturità. Non sarà un passaggio indolore. Al contrario dei fratelli, fieri e orgogliosi della loro indipendenza – soprattutto emotiva – dalla mammina, lei in questo periodo è tutta mimmi, mimmi, mimmi… Esige attenzione e soprattutto dedizione: salvo  maltrattarmi quando le gira storta, oppure quando punto i piedi di fronte all’ennesimo comportamento ossessivo. Quanta pazienza ci vuole… Donne! Commenterebbe suo fratello maggiore. Maschi! Commento io, quando mi arriva il Whastapp di un’amica, stremata dalla fila di insufficienze infilate dal figlio a fine anno. Possibile che siano tutti uguali? Che si arrendano all’evidenza solo DOPO essere finiti naso contro il muro? Se li fai camminare con le loro gambe sei una madre abbandonica, se li segui troppo un genitore assillante, incapace di abituarli all’autonomia. Se non li sproni si adagiano, trasformandosi in amebe videodipende

Dove sono finite le ragazze di una volta?

Insomma, sono sconvolta. Forse esagero, ma davvero ne ho abbastanza. Ieri il gaglioffo è tornato a casa fortemente adombrato: un’altra ragazza lo aveva aggredito. Niente morsi, per fortuna. Solo percosse. Mica una scazzottata alla Bud Spencer: non c’è stato spargimento di sangue. La vipera l’ha menato, però. Il destinatario dell’attacco stavolta ha perso la pazienza: “Perché mi picchi?” “Perché mi va. E tu devi stare fermo e prenderle, perché sono una donna e non mi devi toccare…” Quando è troppo è troppo. Lacerando la veste del giovanotto educato e rispettoso delle fanciulle, fragili creature da non sfiorare nemmeno con un fiore, il nostro ha subito una mutazione, trasformandosi in un cavernicolo fatto e rifinito: “Cosaaaaa???? Ma sei scema?! Adesso te lo faccio vedere io chi comanda!” Pettorali in flessione, bicipiti in azione, quadricipiti in scatto di potenza, supportati dalla tartaruga addominale: l’intero atlante muscolare (fonte di plauso da parte del gruppetto di

Energie positive contro energie negative

Lo confesso: sopporto da decenni.  Anzi, malsopporto da decenni. Malsopporto quelli che partono da un presupposto sbagliato e ti vogliono imporre il loro modo di vedere le cose. Malsopporto quelli intrisi di preconcetti, utili solo a crearsi un pregiudizio sulla base del quale giudicare – male  –   qualsiasi cosa tu faccia. Malsopporto chi, avendo poche idee e molte ossessioni supportate da assurde convinzioni, non affronta mai una discussione diretta. Avendo piena consapevolezza della propria incapacità di uscirne vivo, da un confronto leale, lo sfugge come la morte. Preferisce di gran lunga la manipolazione, l’autocommiserazione e l’invettiva. Mal sopporto dunque i ricatti morali: se mi vuoi bene, fai così. E il così – guarda il caso – non è quasi mai quel che è giusto fare, e men che meno è quello che avresti fatto tu, se lasciato libero di scegliere. Non tollero coloro che fanno leva sui sentimenti degli altri: ne sfruttano l’amore (gettonatissimo, quello) per ottenere

Sindrome di Cassandra

“Ciao. Tutto bene oggi? Nessuna aggressione fisica?” “Sì, sì, tranquilla. Sono incolume.” “Incolume… Incolume prevede che tu abbia corso un rischio. Si dic…” “Appunto. Ho rischiato un’intossicazione alimentare.” E qui la maestrina si gela, mentre la mamma si scalda di colpo:  “Oddio, ma come?! Mi rischi la vita a giorni alterni, in quella scuola?” “Taci, va’… Una nostra compagna ha portato una torta ammuffita.” “…” “Poveraccia, mica l’ha fatto apposta. E’ che come al solito l’unico che se ne accorge sono io.” “Sarà la consuetudine. Il nostro frigo spesso contiene roba coperta di muffa…” commento, con un vago senso di colpa. La corretta gestione delle derrate alimentari mi costa sempre un notevole sforzo, mentre i risultati sono tutto fuorché notevoli. “Io li ho avvisati. Guardate che lì quel verde è muffa! Non mangiate quella roba.” “Eccolo lì, sempre il solito str@@@@. Perché devi criticare a vanvera? Sono canditi!” “Canditi…? Non mi pare proprio.” “Finiscil

Licantropia

“Aiuto! Mamma, sono ferito…” “Ma… Cosa… Matti! Sanguini!!!” “E’ quello che ti sto dicendo. Sono stato aggredito! Come mi medico?” “Vieni qui che ti do il disinfettante. Ma cosa sono questi segni? Morsi?!” “Sì, sono morsi. Lo butto così il disinfettante…?” “Sì, così va bene. Ma scusa, devo capire la dinamica: forse è il caso di andare al PS, sai… Per la rabbia. Cosa ti ha morso, un cane?” “No. Una mia amica, a scuola.” “Una tua AMICA??? Perché ti ha preso a morsi?!” “Mi voleva rubare la felpa.” “???????” “Le è piaciuta la mia felpa e se l’è messa tutta la mattina. Dopo l’ultima campanella sono andato a riprendermela e lei non me la voleva rendere. Quando ho cercato di levargliela si è messa a morsicarmi! Guarda qui che roba, perdo ancora sangue…” “Ma che è, scema? E tu cosa hai fatto mentre questa cercava di sbranarti?” “Sono rimasto sorpreso. Ho tentato di bloccarla, ma era proprio scatenata; poi ha visto il sangue e si è fermata. Mi ha anche chiesto scusa…”

Finalmente un fine settimana come dico io. O quasi.

Qui non se ne poteva più. Tra brutto tempo imperante e impegni più o meno incalzanti, non spostavamo il camper da mesi: con il cruscotto imbiancato dalla polvere e le formiche a farla da padrone (come riescono quelle bestiacce a trovare sempre la strada per penetrare in massa? Avevano fatto il nido nella canalizzazione di un cavo elettrico!!!) ormai il nostro pachiderma aveva l’aria della mamma di Dumbo nella gabbia del circo. E io sembravo Dumbo fuori dalla gabbia. Da venerdì, il vento è cambiato. O meglio, lo ha fatto il tempo: la pioggia ci ha dato una tregua. Dopo aver divorato una pizza da manuale a casa dell’informatico (la prima volta che ci faceva da mangiare a casa sua: quando ho visto che mio figlio possiede cinque tipi diversi di sale mi sono resa conto di aver creato un mostro…) abbiamo caricato il bestione e ci siamo preparati al primo week end fuori porta della stagione. Una meraviglia: ce ne siamo andati a Borghetto di Valeggio sul Mincio, dove abbiamo scoperto un

Prove invalsi

Ahimè. Mi domando chi le valuterà, 'ste prove. Il gaglioffo è tornato dopo una mattinata di test, consapevole che tutta la sua classe si è distinta per scarsa competenza in matematica. Pare non si sia salvato nemmeno il migliore della classe. "Mamma, avremo i risultati l'anno prossimo. E risulterà che la seconda superiore ha la preparazione di una seconda asilo!" Queste le dichiarazioni dell'alunno, ilare e  per nulla turbato dalla faccenda. Mal comune mezzo gaudio, a quanto sembra.  Che sofferenza... Comunque sia, l'ineffabile ha trovato il modo di raschiare il fondo del barile anche in questa già triste circostanza. "Chiedevano notizie sulla tua famiglia, il titolo di studio conseguito dai tuoi genitori... Io ho risposto laurea, entrambi." E qui mi scocca un'occhiata carica di sottintesi: allo stato, sono in ginocchio sul pianerottolo delle scale, intenta a reinvasare un ficus. "Poi ho aggiunto che mia madre attualmente ha sentito f

Esponiamoci al pubblico ludibrio

Mia figlia non fa che ripetermelo: sono ridicola. Ebbene sì, lo ammetto: ho il ricordo facile, la lacrima in tasca e il ciglio tendenzialmente tremulo. Mi hanno costruita così: difettata. Cuore troppo tenero. Quando si tratta della mia famiglia, la mia proverbiale corazza presenta tante di quelle crepe e squarci talmente larghi da vederci attraverso. Dunque, facciamoci del male: dichiariamolo. Così, pubblicamente: ieri mi sono squagliata. La Miss ha preso la patente! Bella forza, direte voi: a diciannove anni, era pure l’ora. Normale amministrazione: non ha partorito tre gemelli. E nemmeno vinto un Nobel.  Esattamente la reazione che ha avuto l’interessata: “Mi sono tolta una seccatura. Ho cose più importanti a cui pensare, adesso!” Giusto. Solo che, dietro a una figlia che progredisce sicura nella vita, aggiungendo ogni giorno un nuovo mattone alla sua autonomia personale, c’è una mamma – anzi, una Mpc  – che sta qui a ticchettare sulla tastiera con l’occhio che le slit

Capitale fruttifero

Cari tutti, eccomi qui. Di corsa, tanto per cambiare: la discarica mi attende. Che vita di qualità, la mia! Comunque sia, vi volevo relazionare sulle mie piccole vittorie: quei microscopici passi avanti che ti fanno guardare al futuro con occhi diversi, più fiduciosi. Il gaglioffo ieri è tornato da scuola con un diavolo per capello: ce l’aveva con l’approccio dirigista di certi educatori. Era proprio nero, il ragazzo: tanto irritato da lanciarsi in una disamina dei vari metodi educativi nei quali si è imbattuto. Tanto per cambiare, mio figlio mi ha stupito: e chi se l’aspettava una lucidità di giudizio tanto affinata? Sui genitori molto severi, addirittura rigidi, capaci di ottenere dalla prole i risultati voluti, per esempio. Un successo, detto per inciso, che la sottoscritta certo non può vantarsi di avere sempre raggiunto. Ecco l’opinione del nostro: “Mamma, tu sei un genitore democratico… il giusto. Ascolti i figli, li lasci decidere da soli per se stessi, gli concedi

Crisi di autostima

Sarà anche ‘sto tempo che ci fa scontare un giorno di sole con sette di purgatorio meteorologico, ma veramente stamattina vedo grigio. Vedo grigio su tutti i fronti. Come casalinga – sia pur sui generis, come precisa mia figlia – sono un fallimento quasi completo: bastano un paio di giorni di abbandono della trincea e la Stamberga si trasforma in un caos. Cumuli di roba da piegare e stirare, ceste piene di bucato da lavare, gatti di polvere che si inseguono furiosamente sui pavimenti e sotto i mobili, mentre uno strato di cipria vela tutte le superfici. Manco non pulissi da sei mesi. Certe volte mi domando se casa nostra sia affetta da un virus, che si incasina a questa velocità. Forse è infestata dai fantasmi, perché c’è qualcosa di paranormale in questo disastro dilagante, sempre. Poi ci si mette anche mio figlio: stamattina entra nella mia stanza e mi trova in fase di vestizione. Inizia subito la consueta pantomima, fingendo di vomitare per il disgusto. Finisco di infilarmi i c