Esponiamoci al pubblico ludibrio
Mia
figlia non fa che ripetermelo: sono ridicola. Ebbene sì, lo ammetto: ho il
ricordo facile, la lacrima in tasca e il ciglio tendenzialmente tremulo.
Mi
hanno costruita così: difettata. Cuore troppo tenero. Quando si tratta della
mia famiglia, la mia proverbiale corazza presenta tante di quelle crepe e
squarci talmente larghi da vederci attraverso.
Dunque,
facciamoci del male: dichiariamolo. Così, pubblicamente: ieri mi sono squagliata.
La
Miss ha preso la patente!
Bella
forza, direte voi: a diciannove anni, era pure l’ora. Normale amministrazione:
non ha partorito tre gemelli. E nemmeno vinto un Nobel.
Esattamente la reazione
che ha avuto l’interessata: “Mi sono tolta una seccatura. Ho cose più importanti
a cui pensare, adesso!”
Giusto.
Solo
che, dietro a una figlia che progredisce sicura nella vita, aggiungendo ogni
giorno un nuovo mattone alla sua autonomia personale, c’è una mamma – anzi, una
Mpc – che sta qui a ticchettare sulla
tastiera con l’occhio che le slitta sulle foto. Le foto appiccicate lì, alla
sua sinistra: la prima gita a Venezia con un filosofo ancora formato tascabile,
scene di coccole con i due giovani teppisti in età a una sola cifra, il
quartetto filiale ammonticchiato su una roccia durante una camminata nei
boschi, e soprattutto lei.
Lei,
la Miss neonata: attaccata al biberon, tra le braccia di una Mpc così intenta
da non accorgersi nemmeno che Jurassico stava lì, in agguato, a immortalare le
prove di un amore allo stato nascente. Occhi negli occhi, le due Valentine in
questo scatto si fissano con una intensità che dice già tutto di quale sarà il
loro futuro rapporto.
E
adesso quella mi guida la macchina?! E’ già talmente adulta da poter prendere
le chiavi dell’auto e uscire per i fatti suoi, magari senza nemmeno darmi il
piano di viaggio completo, destinazione, tappe e tempi di percorrenza inclusi?
Ma come?! Se ho appena appoggiato il biberon!
Quando
parto per la tangente in questo modo, i miei figli mi riportano alla realtà. Il
gaglioffo in modo addirittura cruento: “Mamma,
sono passati un sacco di anni. Guardati allo specchio, così te ne accorgi…”
Esortazione
che cade nel nulla. Per me sono e resteranno sempre i miei piccoli. E ogni
volta che compiranno un significativo passo in avanti (prossimamente su questi
schermi la maturità classica della Miss: preparatevi. Non so se riuscirò a
contenermi…) sarà un piccolo strappo al mio tessuto miocardico.
Ogni progresso
li allontana da me: è giusto e doveroso. Se non accadesse sarebbe un guaio, e
pure grosso. Però al cuor non si comanda. Soprattutto se, come si diceva, è un
cuore troppo tenero.
Ergo, prendetemi pure in giro anche voi, ma io mi commuovo: la mia unica
femmina sta diventando una donna. E anche una donna in gamba: il suo parcheggio
ad S viene sempre da manuale.
Meno male.
Ho tristi ricordi legati ai
neo-patentati che l’hanno preceduta… Speriamo in bene, questa volta!
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