E siamo finiti anche noi in tribunale
Una delle tante famiglie che
approda al Palazzo di Giustizia, a ratificare a suon di carte bollate uno stato
di cose vissuto da anni, noto a tutti anche senza mai esserselo detto in
faccia, sempre uguale a sé stesso eppure sempre diverso, nella quotidianità del
giorno per giorno.
Un modo di essere e di
sentire diventato abitudine, e per questo dato quasi per scontato, senza
attribuirgli l'enorme importanza che ha, nei fatti.
Tuttavia... Data la mia
convinzione che, in certi casi, la forma sia sostanza, ho insistito perché la
faccenda fosse ratificata per legge.
E così, siamo finiti tutti
davanti a un Giudice; dopo un'attesa durata due anni - tanto ci è voluto per
catturare il nostro cervello in fuga - l'intera famiglia Per Caso è comparsa in
tribunale, perché la qui presente Mamma per Caso ha inoltrato formale richiesta
di diventare Mamma per Davvero.
Il giudice ha domandato il
consenso di Jurassico e del Gaglioffo, i quali hanno detto un SÌ così
deciso che mi pareva di essere a un matrimonio. Gli adottandi hanno prestato il
consenso, e siamo passati all'interrogatorio.
Con aria seria seria, quasi
ostile, il giudice mi apostrofa: "Signora Valentina, perché vuole adottare
i signori Per Caso?"
Avete presente sotto
interrogazione, quando ti chiedono come ti chiami e tu rispondi "non ho
capito la domanda..."? Ecco, uguale.
Mi ha presa di sorpresa,
chissà perché poi, e sono andata nel pallone. Così, ho farfugliato un po' di
pensieri alla rinfusa: "Mah... perché me li sono cresciuti come miei sin
da piccolissimi, Valentina addirittura dalla culla. Perché Matteo è un prodotto
on demand, me lo hanno chiesto loro, e sono cresciuti tutti come fratelli.
Voglio che siano fratelli al cento per cento, non solo al cinquanta. Perché
siamo una famiglia, molto unita tra l'altro, e credo sia giusto esserlo anche
sulla carta."
L'arcigno giudice ha
sorriso, sul bimbo on demand, ha scambiato due battute con il mio avvocato, poi si è messo a scrivere. Infine, mi ha detto
qualcosa, che non ricordo più, perché a colpirmi è stata la frase "Quando
le arriverà la sentenza. Buon giorno, signori". Il che ha messo il mio
cuore in stand by, fino a che non mi è arrivata - ieri - la copia della
suddetta sentenza.
(A proposito: è fatta,
finalmente!!!)
Me ne sono uscita dal tribunale con la testa piena di ovatta, mentre il quartetto mi sbertucciava
"Ma finiscila! Sono solo due firme su un pezzo di carta...".
Sapessero. Sapessero la
differenza che può fare, una firma messa sul pezzo di carta sbagliato... Ti può rovinare la vita,
mangiarti il futuro, ipotecare l'esistenza tua e di quelli che ami.
Ma, per fortuna, questo loro
non lo sapranno mai. L'unica cosa che sapranno è che questa firma li ha
resi miei figli, di fatto e di diritto, e che è finita la storia del "qual
è il suo?". Sono tutti miei, punto.
E mentre l'informatico fuggiva,
tornando di corsa alle sue impalcature virtuali, io fissavo i miei figli,
ripensando a quello che avevo detto. C'era qualcosa che non mi tornava. Era come se mi fossi dimenticata qualcosa... Poi, l'illuminazione: "Voglio che siano miei
figli".
Ecco, nella confusione in
cui ero precipitata, quello non mi era uscito.
Mi era uscito "Voglio
che siano fratelli".
Come sei io non c'entrassi quasi per niente, nella faccenda. Come se la famiglia fossero loro, i quattro dell'apocalisse, e io fossi solo uno sfondo, utile, ma tutto sommato sorvolabile.
E in effetti, è proprio così.
Perché in realtà è quello, il regalo
più grande che abbiamo fatto, Jurassico e io, a quei quattro ragazzi. Una
fratellanza forte, sicura, inossidabile e inattaccabile dagli eventi.
Regalare a Matteo i suoi tre
fratelli e ai tre piccoli un fratellino ha cambiato la nostra vita in meglio,
ci ha completati, ci ha reso il nucleo forte e il melting pot dove ognuno di
loro ha potuto crescere, cadere, rialzarsi, dare il meglio e anche il peggio di
sé, sapendo di non essere mai solo. Di poter contare su una famiglia che sa
supportarti, amarti e anche rimproverarti, se serve. Ma che c'è e ci sarà
sempre. Anche quando noi jurassici non ci saremo più.
E guardarli camminare
assieme, scherzando spensierati, mi ha resa la mamma (vera) più felice del creato.
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