L'infezione virale peggiore


Le crisi isteriche descritte sui social.
Gente che, in fila al super, si fa venire le convulsioni dalla rabbia per una manovra col carrello, fraintesa. Una farmacista colpita da una secchiata d'acqua, mentre andava al lavoro in bici. Le mamme insultate dalle finestre, mentre fanno quattro - quattro, di numero - passi sotto casa, con il bambino. Per tacere dei runner, i primi a restare vittime di questo clima da caccia alle streghe.
Perché la verità è questa: per l'italiano (Minuscolo, sì. Come lui) rancoroso, le regole esistono solo per gli altri. Chiuso in casa, costretto per la prima volta a fare come tutti, se vede qualcuno di "privilegiato", o che - in qualche modo - crede sia riuscito ad aggirare i divieti, vede rosso.
E come un toro infuriato, incorna.
Non per la rabbia della presunta infrazione. E nemmeno per un'esagerata paura.
Quella è invidia.
La verde, squallida, accecante invidia di non esserci riuscito lui, a farla in barba alla legge.
L'invidia è un gran brutto virus, gente. Estremamente diffuso, talvolta latente, altre volte pienamente espresso; non di rado, trasmesso.
Ma non temete, non è letale: solo, è inguaribile. E se l'avete contratto, vi accompagnerà per il resto dei vostri giorni.
Come esperta del settore, non mi resta che augurarvi una vita lunghissima. La punizione ve la influggerete da soli.

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