Le regole del genitore imperfetto
Questo post me l'ha ispirato il commento di
una mia amica su feisbuc. Lei mi suggeriva di scrivere un manuale d'istruzioni
per l'uso dei figli, ma io sono convinta che meno di due paginette siano più
che sufficienti per mettere giù le mie regole auree.
In un mondo nel quale tutti
sembrano avere la verità in tasca, e meno uno ne sa, più pontifica, la mia
qualifica di madre disperata mi sembra la più indicata, per indicare la via a
chi volesse seguirmi. Tra imperfetti ci si comprende.
Già, perché per crescere decentemente un
figlio non è necessario essere bravi, bensì essere bravi a gestire gli errori.
Capito questo, sarà tutta una strada in discesa.
1)
Abbiate
il coraggio dei vostri sbagli. Negarli non li cancellerebbe, né li
renderebbe meno gravi. Siamo umani, impreparati, emotivamente coinvolti e inesperti.
Come potremmo non sbagliare? Piuttosto, concentratevi su come porre rimedio
agli svarioni, presto e meglio che potete. Sbagliando s’impara. Tutti, genitori
e figli.
2)
Non
cercate il colpevole, nemmeno se quel colpevole siete voi. Non dovete
riscrivere Delitto e Castigo, ma fare
in modo che non siano i vostri figli a pagare il conto di una svista, un errore
di valutazione, una premessa sbagliata o una conclusione affrettata. A tutto c’è
rimedio, fuorché alla presunzione.
3)
Sbagliate
di testa vostra. Approntate una strategia assieme al genitore controlaterale, consultatevi
con gli insegnanti, state a sentire nonni, zii, parenti vari con mezzo
orecchio, e poi basta. Tutti gli altri, possono darvi al massimo degli spunti,
ma, dal momento che non vivono con voi e non hanno un quadro completo della
vostra situazione familiare e di coppia, non possono giudicare. Né tantomeno
condannare. Ignorateli.
4)
Ascoltateli.
I figli, dico. Quando parlate con loro, ascoltateli. Anche quando non siete d’accordo,
anche quando sparano idiozie, anche quando sono insopportabili, presuntuosi, polemici
e stressanti. Passate al setaccio, le loro parole vi diranno molto di più di
quello che avreste creduto. Sia voi che loro.
5)
Non
parlatevi addosso. Le prediche lasciano il tempo che trovano. Dategli l’esempio,
premiate i comportamenti virtuosi e sanzionate quelli dannosi. Coerenza, coerenza,
coerenza. Molto più utile di una verbosa eloquenza.
6)
Non
perdete la speranza. Nulla danneggia di più un figlio di un genitore sfiduciato,
che gli appiccica in fronte l’etichetta di turno. Dategli fiducia anche quando
non se la meritano. Non fermatevi alla seconda occasione: dategliene una terza,
poi una quarta, e via così, senza stancarvi. Arriverà il momento in cui sentiranno
di doversela meritare, questa indomabile fiducia.
7)
Non assolveteli.
Le nuove occasioni devono scaturire da una focalizzazione impietosa dei fatti,
un’analisi degli antefatti, e soprattutto, dal pagamento delle conseguenze di
quei fatti. Se siamo generosi ci rispettano, se siamo deboli ci calpestano. E
un genitore zerbino cresce figli al suo livello.
8)
Non
fustigatevi. Non è sempre colpa nostra. Anche loro ci mettono del loro, e a
volte a noi non rimane che guardarli sbattere contro il muro. Poi, andremo a
raccogliere i cocci e ad incollarli. Noi e loro, assieme. Perché l’unione fa la
forza.
9)
Non
esaltatevi. Come sopra: non è tutto merito nostro. Ho visto persone magnifiche cresciute
così nonostante avessero dei genitori di m@@@a. A volte i figli sono così bravi
da sorprenderci. Godetevene la gioia senza pretenderne il merito.
10)
Siate equanimi. Il che non significa usare lo
stesso metro per tutti. Significa usare il sistema di misura adeguato per ogni
figlio, sulla base di un criterio di valutazione uguale per tutti. I
favoritismi creano inimicizie eterne, come eterno è il legame di fratelli
cresciuti in un ambiente giusto e sereno.
Eccolo qui, il mio decalogo prêt-à-porter. Fin qui, mi ha permesso di sopravvivere.
Ai banchi di scogli, alle rapide, alle secche, ai momenti di bonaccia e a
quelli di vento contrario. Ho imparato a navigare con il vento di bolina,
scoprendo che è molto divertente anche se non è facile. Mi sono rilassata
quando arrivava a mezza nave, mentre il vento in poppa devo dire che mi annoia.
Non dico che mi piacciano i problemi, ma le sfide, quelle sì.
E un figlio intelligente, capace e volitivo
è una sfida. Sempre.
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