Faccia a faccia con la Morte
Ovvero:
Lucca Comics and Games. Facciamo contenta Eva, e parliamone.
Necessaria
premessa: il gaglioffo rappresenta il risultato di anni e anni di addestramento
al gioco, dispensato dai due fratelli maggiori, Informatico in massima parte.
Le
sue prime partite ai videogame risalgono a un’età prescolare, e naturalmente l’iniziazione
riguardava tutto, fuorché giochi adatti a bambini della sua età. L’esposizione prolungata
(seppur contingentata, sia chiaro…) a tale tossina ha causato più di qualche
danno collaterale (mamma, avevi ragione:
eravamo dei drogati. L’ho studiato anche in psicologia!), per fortuna ormai
superato con successo.
Allo
stato, il nostro è un giocatore piuttosto abile, molto evoluto, estraneo alle
logiche commerciali e capace, soprattutto, di autoregolamentarsi circa modi e
tempi ludici. Uno a posto, insomma: date le premesse, un autentico successone.
Assieme
al suo migliore amico (stanziato a Roma, tanto per rendersi la vita facile…) il
nostro coltivava da tempo il sogno di un rendez vouz: quale occasione migliore
che darsi appuntamento per il festival internazionale di giochi e fumetti?
Detto,
fatto: con la complicità di Mpc (insolitamente arrendevole, devo ammetterlo) il
Jurassico è stato convinto e trascinato fino in Toscana.
Fortuna
volle che anche il tempo fosse dalla nostra: così, in un sabato mattina radioso
e insolitamente tiepido per la stagione, siamo approdati a Lucca.
Ad
attenderci, un’esperienza ai confini della realtà: migliaia e migliaia di
persone sciamavano per le vie della città, riempiendola in ogni suo angolo. A
fare da polo di attrazione, i vari padiglioni della fiera, disseminati in varie
zone della città.
La
folla, oltre che sterminata, era variegata e coloratissima: centinaia di
maschere si aggiravano per vie e viuzze, tutte ispirate ai vari personaggi di fumetti,
videogame e film di successo. Matteo, in stile Virgilio, mi guidava tra le
anime prave, istruendomi circa l’identità dei vari personaggi: fatto salvo
Capitan Sparrow, ero completamente digiuna della cultura necessaria a raccapezzarmi.
L’incontro
con un Corto Maltese assolutamente perfetto, di un’età posta a mezzo tra quella
mia e di mio marito, mi ha convinta che la passione non invecchia. In effetti,
tra la folla si distinguevano ragazzini imberbi, giovanotti e signorine, e
quarantenni ardenti di sacro furore: una massa incredibile di persone, tutta
accomunate da una passione comune, che si comportavano in modo del tutto
inusitato rispetto a ogni altro assembramento io avessi osservato in precedenza.
Pur
avendo camminato ore e ore stretta in una fiumana di persone, mai ho ricevuto
uno spintone, notata una faccia rabbuiata, incontrato qualcuno alticcio o
voglioso di provocare casino: solo persone sorridenti, chiaramente arrivate fin
lì per divertirsi e divertire. Quanti gruppi di ragazzi in costume, pronti a
fermarsi e a posare per una foto ricordo, scattata dal cellulare di un
passante; ogni volta che capitava, ci bloccavamo tutti, come in risposta a un
segnale, attendendo che il rituale fosse concluso. Avessi visto un solo gesto d’impazienza,
in una situazione davvero ai limiti, quanto ad affollamento e capienza della
città stessa.
Insomma,
una folla bella: in tutti i sensi.
Mio
figlio, entusiasta per aver potuto incontrare i suoi idoli (giocatori
fortissimi in un videogioco di cui è appassionato utilizzatore, impegnati in un
torneo di rilevanza internazionale) mi faceva notare come, se partecipi a un
festival dove è il cervello a farla da padrone, non te lo vuoi annebbiare
ubriacandoti.
Credo
avesse ragione: comunque sia, mi sono divertita un sacco.
Notevole
l’esperienza della camminata lungo i bastioni della città, subito dietro a un
gruppo di cavalieri; sconvolgenti i soldati deturpati da cicatrici assolutamente
verosimili, ammirevoli quelli che si fermavano, di tanto in tanto, a fare una
decina di flessioni. Buffo aver dovuto lasciar consultare la nostra mappa a
quello che pareva un guerriero giapponese, perso sugli spalti delle mura,
mentre l’altra mappa l’avevamo regalata ad una coppia, in mancanza destinata a
vagare per l’intera serata, senza meta.
Indimenticabile,
però, l’incontro occorsomi in un
androne, dove mi ero andata a rifugiare in un momento nel quale la folla era
particolarmente numerosa e trascinante: di fronte a me, c’era la Morte. Una
morte incappucciata, armata di falce d’ordinanza,
col viso di un simpatico giovanotto. Giovanotto il quale, incrociato il mio
sguardo , si è aperto in una mezza risata: “Buongiorno…” mi ha salutata.
“Buongiorno
a te… “ ho risposto, brontolando poi tra me e me: “Un po’ inquietante, come
incontro…”
C’è
poco da fare: in mezzo a una folla di ragazzi, ti senti un po’ con un piede
nella fossa. E trovarsi faccia a faccia con la signora con la falce di certo
non è d’aiuto!
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