Una piccola luce

Non vorrei illudermi, certo: però, dopo avervi ammorbato con la mia malasorte, vi racconto anche i piccoli punti che segno a mio favore.  
Allo stato, sto attraversando col gaglioffo lo stesso iter già vissuto con il fratello maggiore: insegnare a scrivere un tema decente a un ragazzo pigro è un’impresa titanica. Con suo fratello avevo dieci anni  in meno e molte energie in più: ricordo, in un’occasione, un tema fatto riscrivere sette volte. Sette.
Quello non si impegnava, convinto che avrei mollato: io insistevo, fino a che non si fosse speso il giusto. All’epoca, in gioco c’era assai di più del tema in se stesso: c’era la mia autorevolezza in toto. Il giovanotto mi stava ancora prendendo le misure: ergo, nonostante la faccenda fosse più che logorante, non mi sono mai arresa. Ottenendo risultati tangibili e, soprattutto, il rispetto del ragazzo.
Qui in gioco c’è il futuro di mio figlio, e basta: il che però è sufficiente a garantirgli la mia piena attenzione.
Procediamo dunque così: gli assegno un tema e lui lo svolge. Lo correggiamo assieme, e io lo arricchisco di note, correzioni, spunti per aggiunte varie. Una volta conclusa l’operazione, gli lascio un giorno di pausa e glielo faccio riscrivere, utilizzando tutti i miei suggerimenti. Alla fine, ne risulta sempre qualcosa di credibile.
Il vantaggio di questo sistema è che, di volta in volta, la qualità della sua prestazione va aumentando: cosa mai verificatasi, in precedenza. Forse ho trovato la chiave di volta per ottenere un cambiamento.
Qualche giorno fa, eravamo in pieno work in progress; il giovane mi fissa e commenta: “Possibile che quando ci metti le meni tu le frasi diventano subito scorrevoli? Come fai, accidenti? Eppure io m’impegno…”
Una minima avvisaglia di autoconsapevolezza: meglio coltivarla! mi sono detta. 
“Mestiere, ragazzo. Ci vuole mestiere e, soprattutto, esercizio. Se continui a darti da fare, otterrai risultati insperati: te lo prometto.”
“Mhm. Spero tu abbia ragione. Hai visto che ho distrutto tutti i che? In questo tema non ne ho messo nemmeno uno!”
Uno dei miei suggerimenti stilistici è di ridurre al minimo l’utilizzo delle relative esplicite. Aiuta la scorrevolezza del testo.
“Vedi? Sto imparando a far tesoro dei tuoi consigli. Li tengo in un sacco sotto la mia scrivania.”
“…”
“E’ un sacco molto pesante: una delle cose che noi ragazzi odiamo di più è che voi mamme avete sempre ragione. Come fate? Comunque, quando mi siedo a scrivere un tema prendo il sacco dei suggerimenti di mamma e… vedo la luce!”
Spero di vedere la luce anch’io, un giorno: la luce in fondo al tunnel, nella fattispecie. Qui le tenebre sono ancora fitte e inquietanti: anche se, dopo questa, inizio a coltivare un filo di speranza. Incrociamo le dita!

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