Gente focosa

“Pronto, mamma?”
Una voce rauca, apparentemente proveniente dalle profondità degli inferi, mi giunge all’orecchio.
“Ciao, gaglioffo. Come stai? Ti stai divertendo?”
“Da morire. Ieri siamo andati al parco acquatico. Ho perso la voce e mi sono scottato anche le dita dei piedi! Mi vedrai domani quando torno… Sembro un’aragosta!”
Bene, il biondo è cotto. Già stava sfogliandosi come un serpente prima della partenza, stavolta mi torna a strati.
Quanto al filosofo… ieri era di scena il filetto alla Voronoff. Dovendo andare a vedere la partita assieme agli amici, si doveva preparare la cena con anticipo rispetto a noi.
“Mamma, questa carne è buona…?” mi arriva, brandendo due medaglioni di manzo che lo insospettivano per il loro colore, a suo dire troppo scuro.
La fiuto: normalissima.
“Sì. E’ perfetta: tra l’altro, l’ho comprata ieri. Non è lì da giorni a marcire nel frigo!”
“Mhm. Va bene, allora me la preparo” dichiara, mentre io torno a seguire il giallo che scorre in TV.
Torna in cucina.
Pausa.
“E’ finita la senape!” si lamenta il nostro.
“No. Un barattolo è in frigo e ce n’è pure uno di scorta…” sospiro io, in versione navigatore satellitare. A distanza.
Tramestio dalla cucina.
 “Trovata?”
“Sì, sì… Ho trovato tutto. Adesso cucino!”
Trascorrono una decina di minuti, senza che l’uomo dia più segno di sé. Essendo abituato a cucinare, non mi do pensiero, assistendo serenamente, con Jurassico, alla fine del nostro telefilm preferito.
Ci spostiamo a nostra volta in cucina, dove troviamo un ragazzo rifocillato e la tavola già rassettata.
“E allora? Com’era la carne?”
“Buonissima: avevi ragione.”
“Difficoltà nel trovare il brandy?”
“No, quello l’ho trovato subito. Ho solo avuto un piccolo problemino col ciuffo.”
“Ciuffo? Che ciuffo?”
“Questo!” risponde, indicando la cresta che gli sovrasta la fronte: “Dalla pentola si è alzata una fiammata incredibile, che non mi aspettavo. Dopo un po’ di secondi, la padella si è spenta, mentre ho intravisto una cosa strana sulla mia testa e mi sono accorto che mi si erano incendiati i capelli!”
“Oddiosantissimo, manco fossi Ade… Ti sei scottato? Ti fa male?” mi angoscio io, mentre lui, serafico, non fa un plissè: “No, no, mi sono spento subito. Non si vede nemmeno… Io vado, eh! Buonotte! ” e parte, con un carico di patatine e popcorn al seguito.
Ricapitolando: io ho dato fuoco al laboratorio della farmacia, mio marito al camper, la babysitter al forno della cucina di sopra. Dopo quest’ultimo episodio, è ufficiale: siamo una famiglia di piromani. D’ora in avanti, piastre a induzione e niente alcol in casa. Di nessun genere!

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