Navigazione difficile
Ragazzi,
sono messa in mezzo. Presa tra due fuochi su un sacco di fronti, fatico a far
fronte a tutto.
Da
moglie, sono divisa tra il sostegno dovuto (e voluto) a un marito costretto a
spendersi troppo per il lavoro, e la paura che esageri, facendosi del male. So,
per esperienza, che nella professione vale la regola del tutto o niente: se le
circostanze lo richiedono, devi saper andare anche oltre le tue forze. Nelle
professioni sanitarie, tra l’altro, c’entra anche la vita degli altri, in
quello che fai: il che non semplifica di certo le cose.
Fermo
rimanendo che sono più che orgogliosa dell’amato bene e di quanto sta
realizzando giorno per giorno, in mezzo ai suoi pazienti, assieme ai suoi
colleghi e collaboratori, so bene una cosa: oltre a un certo livello, ne va di
mezzo la salute. E la qui presente farmacista s’incarica di sorvegliare che l’assicella
non sia posta oltre tale limite. Ecco dunque Mpc impegnata in una campagna di raccolta
Jurassico, quando torna a casa a pezzi dal reparto, cercando di distinguere
quando è il caso di star zitta e ascoltare da quando è il caso di parlare e
consigliare; devo capire quando è giusto lasciarlo smaltire la fatica riverso su
un divano, e quando invece va costretto a uscire, per recuperare un volto (e un
risvolto) umano. Non di solo lavoro vive
l’uomo.
Sensibilità,
comprensione, intuito e molta pazienza: stando bene attenta a non sbagliare le
dosi dei vari componenti del mix. Quando sono così carichi, più che mariti sono
mine antiuomo: anzi, antidonna. Se li calpesti, salti in aria. Meglio, molto
meglio, trovare il modo di disinnescarli, restituendo un padre ai loro figli:
evitando che anche loro siano investiti dalle esplosioni accidentali.
A
tutto ciò si aggiungono la prole e i suoi problemi: c’è chi va spronato e chi
invece frenato, i valori della solidarietà vanno sostenuti, cassando la sua eventuale
degenerazione in connivenza. E quanto è difficile, a volte, far loro capire da
che parte devono stare, per non trovarsi da quella del torto…
Per
non parlare della confidenza: bello che i tuoi figli si fidino e si confidino
con te. Sta alla tua intelligenza, ed esperienza, non fare di te la loro
complice, tuttavia. Un genitore non può essere un amico: è e deve rimanere un
riferimento, una figura solida alla quale appoggiarsi, dalla quale trarre forza
e ricevere lezioni di buon senso.
Se
ricordarci di quando eravamo giovani ci può aiutare a capirli, mi si accappona
la pelle quando sento certi genitori disposti a lasciar fare di tutto ai figli,
solo perché in gioventù sono stati più scapestrati di loro. Dagli errori si
dovrebbe cercare di imparare qualcosa, viceversa: e quello insegnare ai nostri
figli. Non fare e rifare tutti gli stessi sbagli, in una catena infinita sempre
uguale a se stessa.
Mamma
cattiva, dunque: sempre e comunque. O quasi: quando l’autorità scolastica interviene
a proposito, mi trova sempre più che disposta a sostenerla, rincarando addirittura
la dose. Ma quando si passa all’esagerazione (e talvolta succede: non spesso,
ma capita) bisogna capirlo, per non
lasciare i nostri figli soli di fronte a un nemico cieco che abusa del suo
potere. Anche qui distinguere il buono dal cattivo non è sempre così semplice.
Infine,
le odiate punizioni: quelle le detesto, ma non per questo non le utilizzo.
Dove
siano inevitabili, ovvio: ma una volta erogate, le mantengo. Il che è persino
peggio: la parte nella quale ti becchi della rovinavita e li vedi dibattersi nelle difficoltà causate dalle tue
posizioni decise, quella è la più brutta. Capire che i conti si pagano, e che
sono sempre assai più salati di quanto avremmo mai previsto, è una lezione
utile per il loro futuro, ancor più che per il presente: una deve ripeterselo
come un mantra, per non cedere al cuore di panna, e passare al più classico (e
rovinoso) dei colpi di spugna.
Com’è
difficile essere severi, quando li adori. E com’è complicato anche
accontentarli, quando se lo meritano. Non sempre quello che desiderano è il
meglio per loro: così, vanno aiutati a scegliere.
Il
loro sogni vanno rispettati: dove possibile si cerca di sostenerli, per farli
diventare progetti; quando diventano velleitari, però, li devi convincere a
desistere, senza farli sentire per questo dei perdenti.
Se
falliscono un progetto li devi sostenere nella ricerca di un altro; non devi
giustificare i loro errori, ma individuare con loro cause ed effetti, per
evitare che ci ricaschino.
Siamo
tutto e il contrario di tutto: confidenti e controllori, allenatori e
supporter, tifosi e giudici di gara. E dobbiamo cercare di non perdere di vista
il nostro ruolo di compagni, con chi sta al nostro fianco.
A
volte la sottoscritta si sente inadeguata a cotanto cimento: così, cammino. Passeggiate
lunghissime, sola con me stessa, a pensare: per essere presente con tutti, familiari
e amici, qualche volta ho bisogno di ritrovare me stessa. In questo mare di
problemi, a volte mi sperdo e rischio di perdermi. Com’è difficile vivere,
gente, com'è difficile…
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