Curriculum vitae
Devo
mettere a posto due carte…” disse Jurassico.
E
fu il delirio.
Tavolo
della sala spalancato in assetto dodici coperti, ricoperto di montagne di scartoffie.
Pile di lavori scientifici, riviste e attestati a colonizzare i cinque posti
dei due divani, il tappeto del salotto, con qualche sconfinamento sino all’ingresso.
Seduto in mezzo al caos primordiale, l’amato bene: che impila carte una sull’altra,
come facevano i suoi figli con i Lego secoli fa.
Sono
immediatamente cooptata, con l’incarico di mettere assieme gli attestati di
aggiornamento, divisi anno per anno. Pare nulla: a parte il dettaglio che l’uomo
ha iniziato l’aggiornamento nel lontano 1982. Trent’anni fa precisi! Trovo
persino una foto del nostro in versione ragionier Filini, con occhiale stile
Bossi e ciuffo alla Little Tony. Un tuffo nella memoria (altrui) capace di farmi
smarrire la mia: alla fine, sono così confusa da sbagliare l’impasto del pane.
Ci metto il lievito due volte: per evitare di veder crescere la mia pagnotta
oltre i limiti di capienza del forno, sono costretta a raddoppiare la quantità
di farina da lavorare. Un gusto, lottare con tre chili d’impasto; ma qui non si
butta via nulla. Certi condizionamenti infantili (mangia, che i bambini dell’Africa sono lì che muoiono di fame!)
sono impossibili da superare.
In
qualche modo, ne usciamo: i suoi attestati ora sono ordinatamente archiviati in
bustine trasparenti etichettate, mentre la mia stima nei confronti del marito
ha subìto un’impennata. La cultura di quell’uomo è sconfinata: se prima lo
intuivo solamente, ora ne ho le prove tangibili. Ci ho messo due ore a
raccogliere i dati: e una porzione di attestati è conservata negli archivi dell’ULSS,
tra l’altro. Non ho visto nemmeno tutto!
Nel
frattempo, l’individuo ha una crisi di nervi: gli serve una carta, che giura e
spergiura di aver riposto religiosamente in cassaforte. Peccato ora non la
trovi più…
“Lo
so, io. Se non vuoi perdere le cose, non le devi mettere in cassetta!” tuona,
furioso.
“No
scusa, chiariscimi. Quella cassetta contiene SOLO carte: e gli unici due che la
sanno aprire siamo noi. Che vuoi dire? Che ti ho perso un documento importante?”
“Ahem…
No. Non è quello che intendo.”
Non
sarebbe la prima volta che vengo incolpata della sparizione di qualche
pergamena di fondamentale importanza, in realtà smarrita da lui.
“Senti,
tanto per cominciare sei di un disordine cosmico. Vedi in che razza di casino
ci tocca rovistare, per tirare fuori cose che sarebbe bastato riunire volta per
volta. Quanto alla carta che ricordi di aver messo in cassetta, ti ricordi
male!”
“Ma
io ho una memoria precisa del momento in cui la ripongo…”
“La
memoria che hai perso è di quando l’hai tirata fuori, per sistemarla a portata
di mano, evidentemente. “
“Ma
non è possibile!”
“Impossibile,
dici? Io invece dico che è cosa certa. Guarda che ‘ste cose le faccio anch’io:
quando mi organizzo per fare prima, poi me ne scordo e passo ore a cercare le
cose.”
“Mhm.
Forse hai ragione. Chiederò copia in Amministrazione…”
“Ecco,
bravo, ottima scelta. Ceniamo?”
“Sì.
Posso lasciare le cose come stanno, per ora?”
“Sì.
Basta che entro un mese la sala da pranzo ritorni agibile, però!”
“Ehi,
via, un mese… Tra quindici giorni al massimo sarà tutto a posto!”
Vedi
quanto sono fortunata. Solo due settimane come una baraccata, mi aspettano.
“Vuoi
una caramella?” mi dice, forse sperando di addolcirmi. Questo tipo di
situazione mi rende piuttosto nervosa, lo ammetto.
Guardo
le pastiglie alla menta che mi offre: hanno subito un viraggio cromatico. Dal
bianco ghiaccio sono passate a un inquietante nocciola chiaro: secondo me, sono
più d’antan dei suoi primi attestati.
“Giuseppe,
quella cosa o è vetusta o è irradiata. Secondo me se la mangiamo ci restiamo
secchi.”
“Dici
che sono vecchie?” tituba lui.
“Dico
che è il caso di archiviarle nell’umido, con effetto immediato. Abbiamo quattro
figli a carico, ancora: meglio preservare la salute!”
E
con questo, si chiude la nostra domenica pomeriggio, mentre fuori infuriano gli
elementi scatenati. Quando si dice una tranquillo fine settimana casalingo…
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