Interrogazione di storia
Ore
13,38. Il gaglioffo entra, trafelato, producendo un frastuono animalesco: pare
sia piombata in ingresso una mandria di bufali.
Scendo
le cale, vociando:”Matteo? Matteo, sei tu?”
Nessuna
risposta.
“Matti…?”
La
sua voce mi giunge dagli inferi: è sigillato in bagno.
“Ti
pare l’ora di arrivare a casa, questa?” m’indigno, attraverso la porta chiusa.
“Ero
qui fuori a parlare con i miei amici! Che vuoi, adesso? Anche distruggermi la
vita sociale?!”
“Non
sia mai. Esci da ‘sto bagno e dimmi dell’interrogazione, troglodita.”
Spalanca
lo scorrevole, stagliandosi sulla porta: mammamia
quanto alto è diventato, ‘sto ragazzo! mi sorprendo a pensare.
“Ho
fame! Dov’è la mia pastasciutta?”
“A
scaldare in micoonde. E allora? Quanto ancora mi vuoi tenere sulle spine???”
protesto, allungandogli il piatto. Ci si tuffa letteralmente dentro, ruminando
in indistinto: “Bene!”
“Bene,
quanto?”
“Sei
e mezzo. Ma non è definitivo.”
“Come,
non è definitivo? E come sei andato, hai risposto o no? Insomma, spiegati!”
“Mhm.
Mi ha chiesto le guerre persiane: dovendo riassumere in meno di un quarto d’ora
più di vent’anni di storia, mi sono trovato un po’ in difficoltà. Avevo paura
di non farcela a dire tutto..”
“Capisco.
E la volatilità della tua quotazione a che è dovuta, se non sono indiscreta?”
“Non
ha finito l’interrogazione. Mi finisce sabato.”
“Ah.
Speriamo non ti finisca sul serio. Comunque, non mi pare che lei dispensi sette
come se piovesse… Devo pensare che hai rispoto correttamente a tutte le
domande?”
“Sì.
O quasi. Un errore l’ho fatto, ma la prof non si è arrabbiata. Anzi, ha fatto
una risata.”
“Di
che errore parliamo?”
“La
battaglia di Mileto.”
“Eh.
Vuoi dirmi o no???”
Non
c’è niente da fare: questo mi tira a cimento ogni volta.
“L’ho
chiamata la battaglia di Milito…”
Ottimo.
Chissà che sabato si metta a parlare della battaglia di Maradona, che così ci
giochiamo la partita. Definitivamente.
E’
una vita difficile…
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