Salvate il soldato Ryan
Salviamolo dal
virus, innanzi tutto: il gaglioffo sta ancora parecchio male. Se oggi la febbre
non scema, chiamo il suo medico: al terzo giorno di antibiotico se non succede
nulla è grigia veramente.
Come
se non bastassero le preoccupazioni circa la sua salute, vi si aggiungono
quelle scolastiche. Sono settimane che gli dico di fissarmi un colloquio con i
vari professori: chi non può ricevermi perché troppo impegnato, chi non viene
nemmeno interpellato perché l’alunno soffre di amnesia e si scorda di fare
domanda. ‘Sta storia che non possiamo presentarci al colloquio nell’ora
prestabilita senza passare attraverso i nostri stessi figli mi trova
decisamente in disaccordo: è un modo per toglierci la possibilità di tenerli
sotto controllo.
Comunque
sia, ieri è accaduto l’impensabile: uno dei prof di Matti mi ha chiamata a
casa. Il motivo era domandarmi quali fossero le condizioni del malato, perché oggi era programmata un'uscita didattica: era necessaria una conferma di non-presenza. Questo insegnante (Dio gliene renda merito) ne ha approfittato per concedermi
un colloquio via cavo. Da casa sua, tra l’altro: devolvendo a me e mio figlio
parte del suo tempo libero. E’ andato addirittura a recuperare gli scritti del
nostro, disegnandomene un quadro… deprimente. Tanto per cambiare.
Dopo
una decisa ripesa, databile a un mesetto fa, c’è stata una ricaduta.
Va
da sé che ho acciuffato il moribondo e l’ho sottoposto a interrogatorio.
Verificando ciò che già mi ero immaginata: studia studia, se i risultati non
arrivano i ragazzi si demotivano.
Seduto
sul mio letto, imbozzolato nell’accappatoio di suo padre, il gaglioffo mi
faceva quasi pena: come sempre, nella vita, sta pagando il conto a piè di
lista. Quando ormai si è dimenticato dei sospesi accumulati nel tempo.
Con
uno sforzo immane, ho cercato di ricostruire un po’ della fiducia in se stesso
che pare aver smarrito, focalizzato gli errori tattici alla base di certi
disastri, sottolineato i risultati positivi raggiunti ogni volta che si è
deciso a mettere in atto i miei consigli.
Lo
scopo cui miro è trasmettergli la capacità di ottimizzare il dispendio energetico,
ottenendo buoni risultati senza ammazzarsi di fatica. Per riuscirci, però, la
deve piantare di fare di testa sua, abbandonandosi al più totale disordine ambientale,
alla disorganizzazione e al caos mentale.
Una
briciola per volta, il mio ragazzo sta iniziando a costruirsi una
consapevolezza su quali sono i problemi da risolvere e quali le vie per
riuscirci.
Nel
frattempo, miete insuccessi e viene additato come caso grave. Anzi, disperato.
E
a me sta dimostrargli che la disperazione non porta da nessuna parte: molto
meglio puntare sull’energia. L’energia di rialzarsi, l’energia di reagire, l’energia
di fare quanto possibile per tirare fuori il meglio di se stessi. E’ molto
dura, ma ce la si può fare. Così, quando si ripartirà l’anno prossimo, si potrà
farlo su basi più solide.
Strategia
motivazionale, dunque: comunque e quantunque. Nella speranza che funzioni.
Un
dubbio mi tormenta, tuttavia: stabilito che sono il caricabatteria di tutta la
famiglia, a me chi mi ricarica? Chi me la fa un po’ di strategia motivazionale,
quando vedo che, nonostante tutti i miei sforzi, non riesco a mettere assieme
un risultato che sia uno???
Non è facile, gente. ‘Sti ragazzi ogni tanto sono peggio della kryptonite.
Commenti
Posta un commento