Oggi splende il sole
Ok.
Le vacanze sono state funestate dalle performance del nonno in piena morte
apparente, dagli orari di Jurassico a dir poco improbabili (sveglia alle sei,
per riuscire ad arrivare in tempo per l’apertura dei lavori, al mattino) e
dalle notizie poco felici trasmesse dal Veneto.
Tuttavia,
sono riuscita a sbellicarmi lo stesso: memorabile il giro di Firenze in
scooter, assieme a Psicomum. Un nome, una garanzia: inforcato il motociclo, m’ingiunge
di montarci in groppa a mia volta, salvo non avvisarmi che la sella è situata
ad altezza dromedario. Non vi dico le
pantomime per salire: tre tentativi andati a vuoto, vuoi per le mie gambe
troppo corte, vuoi per i miei jeans troppo stretti. In equilibrio su una gamba
sola, tipo fenicottero, la faccia delusa sotto il casco (rosa…) e l’espressione
angosciata ogni volta che ci riprovavo, sarei stata perfetta come comparsa per
un film di Pieraccioni. Spero solo non
ci fosse nessuno con una cinepresa, nei dintorni.
Decisa
a non arrendermi, afferro la caviglia con espressione truce, tipo Black Swan, e
tento un’alzata forzosa della gamba destra: ci riesco, ma pianto un calcio sul fondoschiena
della mia amica, che si ritrova con un’orma impressa sul piumino. Ridendo, mi
conforta: a quanto pare, nemmeno lei riesce a salire con disinvoltura dietro al
conducente. Notizia, peraltro, che non mi consola per nulla: la mia dignità è a
brandelli. La mia convinzione di essere ancora agile, nonostante l’età, pure.
In
qualche modo, mi arrampico in vetta. Il che ci consente di raggiungere il paese
dei balocchi: ovvero, le svendite in centro.
Peccato
la mia attenzione sia attirata solo da oggetti con cartellini dei prezzi a tre
zeri. Vorrei sapere chi ero, nella mia vita precedente. Maria Antonietta? La
figlia dell’Aga Khan?
Dopo
tre ore, il mio (misero) bottino è costituito da un burro per il corpo della
Lush, gentile omaggio per la Miss. Per il resto, gli acquisti sono rimandati
sine die, per mancanza di fondi.
Al
ritorno dalle vacanze, scopro uno strano fenomeno: la biancheria da lavare si auto
genera, ma solo se ci sono io nei dintorni. La colf aveva l’incarico di
allestire le lavatrici al posto mio: cosa che ha fatto. Difatti, le ceste della
roba sporca erano deliziosamente vuote,
appena rientrata.
Dopo
un’ora circa, straboccavano: gl’infami avevano tesaurizzato tutto nelle loro
camere da letto, salvo essere presi dai sensi di colpa al suono della mia voce.
Risultato: tre giorni trascorsi in mezzo a un mare di bucato da lavare.
Roba
da far impallidire anche Cenerentola.
Passata
l’onda lunga e riposto l’ultimo paio di calzini, mi trovo qui, alla tastiera:
fuori splende il sole e la primavera inizia a far capolino.
Giù
mi attende il mio nuovo acquisto: la macchina per le cialde. I waffles, quelli
che gli americani mangiano con lo sciroppo d’acero. L’unico elettrodomestico
che mi mancava, acquistato s’impulso, mentre il marito cercava una custodia per
il suo navigatore satellitare da camper. Ci sono donne che si risollevano il
morale collezionando scarpe: con me, funzionano il vino (a casse, e comprato:
non bevuto… Non tutto assieme, almeno) e gli orpelli da cucina. Più sono potenzialmente
inutili, più mi attraggono.
Ora
vado a fare un giro al mercato, poi provo il mio nuovo acquisto.
La
vita è bella, dopotutto.
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