Disperazione in corso

Ve l’ho detto: sto facendo da tutor al gaglioffo.
Un’esperienza ai confini della realtà. Quando gli spiego le cose, arriva ad anticiparmi, comprendendo tutto alla perfezione; afferra al volo la regola da applicare e svolge una riga di esercizi senza esitazioni.
Tre giorni dopo, lo interrogo sull’argomento appena concluso: non sa un accidente. E non dico di peggio perché sono su un blog pubblico: ma vi assicuro che le mie esclamazioni fuori onda sono irrituali, fantasiose e irripetibili.
Mi si sbriciola il cuore ogni volta: la mia è una fatica di Sisifo. Non c’è mai un risultato che possa essere dato per acquisito.
Situazione che si verifica anche con chi mi affianca nel difficile compito di recupero del nostro alunno a perdere: la disperazione ci accomuna.
Oggi ho avuto un paio di colpi di genio: il primo di natura economica.
“Matteo, oggi ho pagato le tasse per la tua iscrizione al secondo anno.”
“Ah. E allora?”
“Allora, se non passi con la sufficienza tutti i compiti di recupero, sarà il tuo regalo di compleanno.”
“NOOOOO!!!!! Ma questo è un ricatto!!!!!! Io HO BISOGNO di soldi!!!”
“Non m’interessa. Non intendo continuare a premiare l’insipienza. Non ti sto chiedendo la media dell’otto: mi accontento di un misero sei in tutte le materie dove avevi quattro, cinque o tre. Credi sia una pretesa eccessiva?”
“Gnmmmgrrrftzzzzgnmmmm...”
“Molto corretto.”
“Giusto.”
“Doveroso, direi!”
Gli ultimi tre sono i commenti degli implacabili fratelli.
“Evabbeh, allora ditelo, che mi volete morto!”
Il secondo colpo di genio è stato imporgli di farmi una lezione di matematica: includendo anche una parte di programma che non avevo mai visto.
Costretto dalle circostanze a farsi comprendere per forza, il nostro ha dimostrato un’insospettabile competenza, riuscendo persino a spiegarmi una cosa che davvero faticavo a capire.
L’occasione, manco a dirlo, è stata a lui gradita per metter su un teatrino.
Io: “Ma come si chiamano x e y?”
Lui: “Carli! La vogliamo smettere? Lei interviene a sproposito! Guardi che le ho messo una X. Altre due, e le metto una nota sul libretto!”

Si sente un rumore fuori dalla porta: “Sì? Avanti, bidello! Oggi un assente. Jurassico Per Caso: sono tre giorni che non si vede, quello. Dice che deve fare il dottore… Tzè!”

Scrivo qualcosa su un foglio.
Lui: “E allora? Che fa, altre materie?! Questa è completa mancanza di disciplina! Io RICHIEDO  assistenza disciplinare dai suoi genitori! A me il libretto… Adesso lo riduco a un poema di note! Lei è un’alunna indisciplinata e distratta. Saranno i morosi… Figli? Che figli e figli! Tutte scuse per non studiare!!!”
Pausa.
“Ecco, mamma. Hai avuto un piccolo saggio di una mia giornata-tipo a scuola. Comunque, se hai difficoltà con le funzioni dirette e inverse, sono sempre disponibile per un’ora di sportello. Ah, a proposito: parliamo di compensi. Qui non si può continuare a farmi lavorare per niente!”
Mi avvio ridendo alla tastiera, sperando che la lezione appena conclusa sia utile al mio professore per ricordare quanto appena finito di esporre. Quanto a me, almeno mi sono un po’ risollevata come umore.  
“E adesso che fai? Scrivi un post sulla mia lezione di matematica?! OFFESO!!!”

Ebbene, sì. Questi figli mi svuotano, mi massacrano e mi consumano. Però almeno rido: e non è poco!





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