Imbarazzanti ammissioni e pericolosi progetti
“Uscite?
Come, uscite?! A che ora andate fuori…?”
“Verso
le sette…Perché?”
“Perché
vi volevo salutare…”
“Eh?!
Salutarci perché siamo fuori a cena?! Che ti piglia, sei impazzito???”
“No,
è che… Ahem… Senza i genitori… Dopo tanti giorni, insomma…”
“AHAHHH…
TI SIAMO MANCATI!!! Ammettilo, coraggio!”
“Mancati.
Insomma, mancati è un po’ troppo. Lello è come un fratello, e mi sono divertito
come mai nella vita. Però… Mi mancava la confusione. Ecco, quello sì: mi
mancava la confusione che c’è quando siamo tutti assieme!”
Finalmente!
Un figlio che lo ammette apertamente: ha sentito la nostra mancanza.
Queste
sì che son soddisfazioni…
“Però
da loro si vive meglio, non c’è paragone. Qui per tirare fuori i miei amici da
casa divento scemo e poi si finisce regolarmente a Casa per Caso, a giocare col
mio PC. Che da Lello l’avremo acceso sì e no per mezz’ora in una settimana… Ma
casa mia pare il paese dei balocchi, per i miei amici. E se dico di no faccio
anche la figura dell’asociale che non vuole condividere con gli altri le sue
cose. Gli proponessi di prendere il treno per andare a Treviso mi prenderebbero
per scemo! Lì ci davamo appuntamento in una stazione, e ci trovavamo tutti lì:
in tre minuti ci si accordava con dieci persone!”
“Eh,
già. E’ uno dei problemi che abbiamo anche tuo padre e io: gli amici non sono
facili da stanare, qui.”
“Sì,
ma io e Lello abbiamo dei progetti: quando finiremo questi cinque anni di
superiori (sperando che siano solo cinque…) io mi iscriverò all’università lì a
Roma e andrò a vivere lì. Poi mi ci trovo anche un lavoro, così ci rimango a
vivere per sempre!”
OhmyGod. E meno
male che gli eravamo mancati…
Qui
sarà meglio che avvisi la Dani: è il caso di informare suo figlio che l’ospite
è come il pesce. Dopo tre giorni, puzza. Informazione che ho già fornito al
mio, di rampollo.
Inoltre,
sarà il caso che i giovani ridimensionino un po’ la loro progettualità.
Altrimenti, ci riducono sul lastrico a suon di voli tra Roma e Venezia.
Certo
che ‘sto figlio è complicato forte. Se il suo migliore amico è dislocato a Roma,
la ragazza dove se la troverà, questo? Oslo, Londra, Bangkok?
Sono
seriamente preoccupata. Tra l’altro, appena atterrato, a suo padre che lo
interrogava sul viaggio, ha risposto
serafico: “Papà, piantala. Volare è come prendere l’autobus!”
Tutto
sua madre, mannaggia. Poteva mica assomigliare a papà, che ogni volta che vola
diventa verde?!
Mi
sa che iniziarlo alla vita del viaggiatore non è stata questa grande idea. No,
decisamente no.
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