Rivoglio l'età della pietra
Mentre
mi dedico a una delle mie attività preferite (stendere i panni) alle mie spalle
la caldaia si risveglia con un’esplosione. Facendo fare un salto anche a me.
Terrorizzata che un gatto, chissà come, sia riuscito a infilarsi lì dentro, mi
metto ad auscultare il torace della macchina: la quale ronza tranquilla. Un
sopralluogo in cucina mi rassicura circa la sorte dei felini (sono impegnati a
rimpinzarsi di croccantini), ma non su quello del cuore pulsante della
Stamberga. Preoccupatissima, avviso Jurassico dell’avvio dirompente del
riscaldamento, ottenendo come risposta uno sguardo di sufficienza: “E’ l’accensione:
normale amministrazione” dichiara, con aria da esperto.
“Quella
deflagrazione è una cosa normale? Ma sei sicuro…?”
“…”
La
sua occhiata vale più di mille parole: sono un’esagggerata, è sancito. Quella
che ho sentito non è un’esplosione. Sparisco di scena, per nulla affatto
convinta: quello era un botto, e non di capodanno. Perché nessuno mi dà mai
retta, qui dentro???
La
mattina successiva, troviamo le stalattiti di ghiaccio nel bagno e un bivacco
di pinguini in veranda.
Il
riscaldamento è in blocco!
Cassandra
ha messo a segno un altro colpo.
L’episodio
in oggetto risale alla settimana precedente alla gita a Milano: come sempre, la
sfiga sa sempre quando e cosa colpire, a Casa per Caso. Nell’ansia di non abbandonare
i quattro derelitti al freeeddo e al geeeeelo, mi attivo per ottenere sollecita
assistenza. Il dettaglio non indifferente dell’intera faccenda è che la caldaia
ha appena compiuto un anno: è ancora in garanzia e non dovrebbe comportarsi
così, accidenti!
Prontissimi
ed efficienti, i tecnici fanno visita ai miei figli durante la nostra
permanenza meneghina: io recito la piccola vedetta lombarda, chiamando varie
volte, per assicurarmi che tutto funzioni a dovere.
Funziona,
grazie al cielo: solo per il fine settimana, però. Già il lunedì successivo il
problema si ripropone: tre volte sono tornati, al capezzale della malata.
Sbagliando diagnosi ogni volta. L’informatico, poco convinto dalle confuse
spiegazioni addotte dall’imberbe fanciullo, sedicente tecnico, inviato dall’assistenza,
va a consultare il manuale on line. Verificando che il pezzo in via di
sostituzione è quello giusto, ma che è stato scelto più per fortuna che per
competenza. Già mio figlio era rimasto perplesso nel vedere che il giovanotto
consultava il manuale d’istruzioni della caldaia ogni volta che doveva metterci
mano: peggio è rimasto quando si è reso conto che il problema che affliggeva la
nostra non era contemplato dal libretto cartaceo. Solo on line ne parlavano per
esteso…
Tutti
questi dettagli mi vengono sciorinati durante la preparazione degli spaghetti
allo scoglio: sgusciando mitili, osservo il mio rampollo con una punta di
ammirazione.
“Figlio,
quando mi parli in questo modo inizio a nutrire qualche speranza circa il tuo
futuro.”
“Beh,
sono un esperto di queste cose, ormai. Non avrò mica rischiato la vita per
niente…”
“Che
diavolo intendi?”
“Ahem.
Non te ne ho mai parlato. Una volta io e il mio amico (il Gatto; mio figlio è
la Volpe, invece… n.d.r.) stavamo
trafficando con un monitor. Il pezzo che avevamo non era proprio quello giusto,
ma abbiamo deciso di provarci lo stesso: - Ma sì, vedrai che lo porta… - Appena
montato, è iniziato un fischio d’intensità crescente. Ci siamo guardati in
faccia e un decimo di secondo dopo eravamo sotto il tavolo. Il monitor è
esploso: il condensatore è partito come un proiettile. Fossimo stati sulla sua
traiettoria, ci avrebbe fatto secchi!”
“Ma
che siete, cretini???”
“No,
mamma, la scienza progredisce così: per esperimenti!”
“Voi
non siete scienziati. Gli scienziati sanno quello che fanno. Voi siete dei
pedestri smanettoni senza testa!!! Miodiomiodio, cos’ho fatto di male per
meritare ‘sti figli…”
“Eheheheh…
Mamma, dovresti sentire i racconti di laboratorio dei miei amici. Ogni tanto si
scatena qualche incendio!”
In
effetti, ricordo che qualche fuoco fatuo si accendeva anche nei nostri, di
laboratori. Però noi lo sapevamo di essere una massa di polli: non ci credevamo
scienziati!
Mentre
medito sull’idiozia di mio figlio e dei suoi degni compari, noto che i suoi
occhi si spalancano: “Mamma… Stai perdendo un calzino… dalle braghe?!”
“Eh?
Ohhhh, ecco dov’era finito!”
La
sera prima avevo perso le tracce di uno dei miei gambaletti. Ho indossato gli
stessi calzoni del giorno prima e sono andata a colloquio con la prof di
Valentina. Il calzino, intanato lungo il calzone, si è lentamente lasciato
scivolare lungo la gamba, sino a guadagnare l’uscita. Tipo Ninja. Meno male che
il parto è avvenuto nella mia cucina: almeno, ho perso la faccia solo con mio
figlio. Pensa te se mi capitava davanti alla prof… Non oso pensare alla sua reazione. C’è ancora
qualcuno che, non conoscendomi, mi ritiene una persona seria: un episodio così
mi rovinerebbe per sempre.
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