Oggi mi sento un vaporetto
Li
devo traghettare tutti, e sono tanti, anzi, troppi: numerosi, talora
indisciplinati, invadenti e spesso chiassosi. Alcuni si spostano per forza,
altri sono sempre in ritardo; c’è chi sa dove sta andando, altri sanno dove
vorrebbero approdare, ma non hanno la minima idea di come arrivarci.
Il
qui presente natante, al contrario, deve sempre tenere la rotta, con qualsiasi
tempo e in tutte le stagioni. Un po’ goffo, borbottante, segnato dal tempo e
dalle intemperie, accoglie tutti a bordo e li deve condurre, lento ma sicuro,
al giusto approdo: a dispetto dei dubbi degli incerti (siamo
sicuri che si vada proprio di qui?) e delle proteste dei riottosi (possibile che non ci sia proprio una rotta
alternativa?). Solido e sicuro, solca le acque della laguna con calma e
sicurezza, sperando di non incrociare qualche altra barca impazzita, in grado
di disturbare la sua rotta o, peggio, di fermarla con violenza. Non tutti i
piloti sono esperti, purtroppo: e nemmeno tutti sensati.
Tranquilla,
tranquilla, li porto dove devono andare: ecco così il gaglioffo pronto a
partire per il suo primo viaggio in aereo, per passare il Capodanno a Roma, col
suo migliore amico. Vediamo la Miss dormire a casa di amiche, dopo una festa, mentre
Jurassico, di guardia in ospedale, soffre in silenzio. Lasciarli crescere è così
difficile, mandarli da soli (!!!) nel mondo gli fa paura: potesse metterli
tutti sotto vetro, lo farebbe. Solo il raziocinio (e la moglie vaporetto) lo
fanno ragionare, lasciandolo a fissare sconsolato i suoi figli che mollano gli
ormeggi: per partire per un viaggio super tutelato, tra parentesi. Li consegniamo
a mani sicure: ma non sono le sue. E un papà che non viaggerebbe mai in aereo,
perché non è lui a guidarlo e si deve affidare ad altri, è moooolto dura.
Ecco
anche una zia, tanto tanto anziana, condotta al braccio a casa sua: per
scoprire, tra le lacrime, che le sue condizioni sono cambiate definitivamente.
Non potrà mai più stare da sola: perso per perso, capisce che non sono i luoghi
a fare la differenza, ma le persone. E accetta, di colpo, di spostarsi per
sempre, vicino alle persone che ama: la sorella, i nipoti, la cognata.
Che
tristezza, però, anche per me: spegnere quella luce, lasciandoci alle spalle
quelle stanze fredde e vuote, e sorreggere la zia, che fino a un mese fa guidava,
si arrangiava a far tutto e viveva serena, schiacciata di colpo dal peso degli
anni. Trascinarla via dalla sua vita di sempre, per sempre: sentire di farlo
per il suo bene, ma non per questo soffrire di meno.
Guardare
nel buoi i letti intatti dei miei ragazzi, sperando, domani, di non cadere
vittima della sindrome del nido vuoto: faccio tanto la sportiva, io, ma sono
chioccia dentro, purtroppo.
E
pregare il Cielo che coloro che amo stiano sempre tutti bene: anche se capisco
che anche questo, almeno per qualcuno, è un miracolo irrealizzabile.
Devo
essere forte per tutti, lo so: qualche volta, però, mi scopro il cuore di
burro. Mi si squaglia tutto e faccio fatica a rimetterlo assieme.
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