Ancora? Ancora gente a cena???

Tutto bene. Sono viva, non ho provocato disastri e ieri sono riuscita a preparare cena per tre coppie di amici, senza danni a cose e persone.
Sto migliorando, concedetemelo.
Quando i figli mi hanno sorpresa indaffarata ad apparecchiare per un manipolo di compagni di merende, verso sera, mi hanno apostrofata come da titolo, quasi con disappunto.
“Avete sempre ospiti, voi due…” è stato il loro commento, un po’ risentito.
Per motivi anagrafici, i nostri rampolli sembrano convinti che ci dovremmo limitare a un brodino di pollo serale; indi, un filmetto in tv, seguito con la palpebra a mezz’asta e la copertina sulle ginocchia. Non dico che quella appena descritta sia un’eventualità mai occorsa (ogni venti giorni circa, le cose vanno esattamente così) ma non è il nostro standard. Per fortuna.
Il mio cellulare gronda impegni, per i prossimi quindici giorni: si andrà dalle cene istituzionali in pompa magna, al braccio di Jurassico, alla serata single consumata alle spalle del doc, impegnato in una guardia notturna. Pesce a volontà e zero gente sposata, attorno a me: ogni tanto mi fanno bene, questi ritorni alle origini. Così mi ricordo cos’ero e mi sforzo di mantenere la vita matrimoniale interessante quanto basta a non rimpiangere i miei tempi d’oro.
Sarà per quello che mi sto perdendo nel tunnel del divertimento, con l’amato bene.
Ieri sera siamo quasi morti dalle risate, grazie ai racconti di uno dei nostri amici. Uno ve lo passo, così capite perché ci piace tanto chiamarli a frotte, nella Stamberga.

Davide e il metronotte: una storia da far-nordest italiano

Una sera di molti anni fa, stavo in strada sotto le finestre di un mio amico, aspettando che scendesse. D’improvviso, mi si accosta un metronotte, che mi apostrofa con aria minacciosa: “Che ci fai tu, qui?!”
“Mi? Gnente, ‘spetto Toni…”
“Toni? Chi è questo Toni? E tu cosa fai fermo in strada?!”
“Se te digo che speto el me amigo…” rispondo io, mandandolo mentalmente dove merita, con un gesto d’impazienza.
“Fermo!!! Non ti muovere!” grida l’esagitato, sfoderando la pistola e puntandomela contro.
“Oeh! Sei scemo???” afferro la canna, la oriento verso il basso e gliela rimetto nella fondina.
Il folle, al mio gesto, afferra la radio e inizia a chiamare: “Aiuto, aiuto! Mi attaccano!!!”
In meno di un minuto, ci sono metronotte dappertutto. Fiat Panda come se piovesse, tizi in divisa che spuntano come funghi, circondandomi  in massa. 
Io sono lì, sconvolto, che non capisco più niente.  
Dopo qualche minuto, arriva di corsa anche l’auto dei Carabinieri, che inchioda con un fischio. Scende il milite, chiedendo, brusco: “Che succede, qui?”
“Boh! Ero qui ad aspettare Toni, e quello mi ha puntato la pistola…”
“Quello chi?”
“Quello!”
“Ah. Lo conosciamo. Quello è uno sceriffo! Buonanotte e scusa tanto. Via tutti!” abbaia, rivolto ai metronotte, i quali spariscono tutti contemporaneamente.
Io volevo solo farmi una birra con Toni… un altro po' e mi sparano! Mi attaccano... imbecille!



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