Imprevisti o segni del destino?
A
cena con Jurassico e un gruppo di amici e colleghi, dunque.
Riuniti
in un locale confortevole ed elegante, ci siamo trovati in dodici attorno a un
tavolo. La sottoscritta, da brava donna di mondo, non ha la minima idea dell’identità
di metà dei presenti, che si presentano tutti col solo nome di battesimo.
Poco
male, mi dico: la compagnia è piacevole, il cibo ottimo, come anche il vino.
Gli ingredienti per una serata perfetta ci sono tutti.
Come
capita sempre, il gruppo delle signore si disloca da un lato, mentre gli uomini, in netta preponderanza
numerica, si schierano dall’altra parte, uno appresso all’altro, come perle di
una collana.
Sono
lì rilassata che ascolto la mia vicina di destra, che sta raccontando qualcosa di mammesco, quando Jurassico, a manca, inizia ad agitarsi, cercando di attirare la mia attenzione. Facendomi un cenno d’intesa, che io non
intendo per niente, esclama: “Vale!" E fa il nome del giornalista che presenterà il mio libro: "E' un letterato!”
Mio marito è impazzito, penso. Cosa crede? Che le presentazioni letterarie siano affidate agli operatori ecologici???
Gelida come un freezer, gli rispondo, secca: “Lo so, che è un letterato. Smettila.”
Il nostro bisbiglia: “Un letterato…”, gesticolando in modo incomprensibile.
A
me prende un colpo. Che ha intenzione di fare, mio marito? Non vorrà mica annunciare a tutti la
mia presentazione??? Se fa una cosa del genere, in un contesto simile, lo
ammazzo sul posto.
Mi
volto, con l’occhio fiammeggiante, furiosa come una vespa, sperando di fermarlo
in tempo. Niente
da fare, insiste a sventolare le mani, in direzione dell’altro capo della
tavola. Mi fa capire, muto, che devo ascoltare quello che stanno dicendo: e qui, finalmente comprendo cos'ha. Di fronte a noi, impegnato in una schermaglia verbale con uno dei colleghi di mio marito, c'è appunto il letterato in oggetto. Che come tale sta venendo appellato, tra l'altro.
Ecco
perché Jurassico sembrava tarantolato…
Sorridendo, mi porto una mano alla fronte, rassegnata al peggio: mio marito trova il modo di suggerire a uno dei suoi
amici, che si lamenta di avere una cosa noiosa da fare il 16 ottobre, di venire
alla presentazione di Carlo, dopo, per distrarsi un po’.
L’interessato
commenta, cogitabondo: “Vero, ho una presentazione proprio qui, il sedici… Però
non mi ricordo l’autore del libro! Nemmeno l’ora, mi ricordo…”
Decido
che non è il caso di fargli dire altro. Quand'ero costretta a lavorare di domenica, ricordo di essere stata capace di commenti incendiari sull'argomento: se lo fa con me, il poveretto, poi gli tocca suicidarsi in diretta.
“Valentina
Carli!” rispondo, rapida “Ed è alle cinque e mezzo.”
Il
nostro si gira verso di me, esclamando con un sorriso grato: “Hai ragione! E’
proprio così!”
“Già.
Ti do anche un’altra informazione, visto che ci siamo: sono io, ad avere
scritto quel libro!”
Sorpresa e ilarità generale: tanto per cambiare, siamo incappati in una situazione da sit-com.
Ci
siamo scambiati i numeri e vedremo di farci quattro chiacchiere, prima del
fattaccio: però, almeno abbiamo scoperto di esserci simpatici. Il che è già un
buon inizio.
Se
è il destino a lavorare alle mie spalle, tutto sommato non mi pare sia un
destino malevolo. Tutt’altro.
Commenti
Posta un commento