Corse e ricorsi
Jurassico,
sguinzagliato a torso nudo fra bagno e camera da letto: “Dov’è il mio pile nero?
quello con il logo qui, il collo così, le maniche colà?”
Io,
ancora in vestaglia, ciuffo rivoltoso regolamentare e due lavatrici in pieno
allestimento: “Hai visto nei cassetti della roba da tennis…?”
“Lì
c’è solo roba estiva. Dove tieni i pile?”
“Insieme
all’attrezzatura da sci. Ancora non l’ho scesa…” rispondo io, vittima di una contaminazione
linguistica siciliana.
“E
dov’è?” chiede l’uomo. Già nervosetto.
“Ora
la recupero...” rispondo io. Rassegnata.
Raccatto
una scaletta e accedo ai piani alti del guardaroba. Dopo opportuno saliscendi,
rovisto in quattro scatole e mezza (la mezza è sua per metà), mettendo assieme
sette maglie. Tutte di ottima marca e in condizioni perfette.
“No.
Voglio dire, vanno bene anche queste, ma volevo quella…” esita lui, con
espressione delusa.
“Hai
una maglia in pile preferita? Una che ti piace in modo particolare? Quella con
la quale vai meglio a giocare?” domando, con piglio efficiente.
“SIIII’!!!
Sai dov’è?” mi sorride lui, speranzoso.
“No.
Ma so chi l’ha fatta sparire!” affermo, sicura.
“Chi???”
chiede, torvo, il Jurassico.
“Tu.”
“…”
“E’
un classico. Se c’è qualcosa cui tieni (documenti, capi di vestiario, componentistica
hardware…) la conservi di persona. Il che significa che va persa per sempre, a
meno che io non intuisca dove potresti averla occultata!”
“Ma
io…”
“Tu
non cambi mai. Sono quasi vent’anni che ti sopporto. Anzi, fra tre anni voglio
un premio: per la resistenza. Anzi, facciamo due: uno anche per la resilienza!”
No
comment. L’uomo sa di essere colpevole.
Nel
frattempo, scendo le scale, tallonata da un segugio in canottiera. Mezza
manica, per fortuna: a questo punto, mi ci vorrebbe solo il look alla Bossi… Arrivo
al guardaroba, scavo un po’ nei cassetti del tennis et voilà! Scovo il pile
incriminato.
“Ecco
qua. Come previsto! E meno male che dicevi di averci guardato, lì dentro…”
“Eheheh…
Ti amo!”
“Sei
uno xxxxxx!”
“TI
AMO!”
“Non
ti sopporto più!”
“Ti
amo…”
“Meglio
che tu sparisca, sennò ti rovino!”
“Ti amo. Bella,
la mia donna!”
Inutile.
Non guarirà mai. E il peggio è che ‘sta roba è virale: i suoi figli ne sono
affetti a loro volta, e il peggio è quando capita a me… A me, chi mi salva?
Altro
che Stamberga. Questa casa è il Titanic.
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