Primo compito di matematica
Riecco
uno dei momenti topici, tipici della nostra vita. Se mi si perdona il bisticcio
fra termini.
Con
il compito di oggi, si capiscono un sacco di cose: e sulla base dei suoi
risultati, dovremo prendere tutti delle decisioni importanti.
Dopo
un’estate di impegno (lodevole) il ragazzo è giunto al redde rationem: e mammina, pur contorcendosi in una tensione da
thriller, sa che dovrà condurlo per mano nella direzione giusta, per non
portarlo a commettere errori che sconterà per (o fra) anni e anni.
Vi
relaziono sullo stato del giovane, quale si evidenzia nella seguente
conversazione:
“Mamma,
ho studiato come un deficiente. Mi sto facendo una serie di esercizi,
scegliendoli tra i più difficili, distribuiti tra i vari argomenti. Non mi sono
fatto la solita ingozzata dell’ultimo secondo che facevo alle medie, ho
approfondito tutta la teoria, anche se la teoria nel compito lei non ce la
mette. Solo che ho capito che la matematica E’ teoria: quando hai capito il
meccanismo, imparato le formule, si tratta di metterci qualche numero, e il
gioco è fatto.”
“…”
“C’è
solo una cosa che non capisco: ho studiato tutto, gli esercizi mi vengono tutti,
sono mesi che io e la matematica siamo così (fa il gesto delle mani accostate)…
E non mi sento preparato per niente! Perché alle medie credevo di sapere tutto,
e mi fregavano sempre?!”
“Il
saggio è colui che sa di non sapere, figlio.” Dichiaro io, molto socratica per
l’occasione.
L’uomo,
forse contagiato da me, inizia a filosofeggiare: “Mamma, mi sono accorto di
avere intorno alcune persone che hanno compiuto dei grossi errori, in campo
scolastico. Così, osservo il loro comportamento (e qualche volta raccolgo anche
i loro consigli, facendo però l’esatto opposto…) cercando di capire quello che
hanno sbagliato: mi serve molto, perché sono molto simile a loro. Purtroppo.”
“Tipo..?”
Mi
fa il nome di due amici, che in effetti hanno all’attivo due naufragi. E che in effetti sembrano suoi cloni, per molti versi.
“Figliolo,
sei veramente tu? Guardami negli occhi, voglio vedere se sei un alieno,
impossessatosi del corpo del mio bambino…”
“Ma
piantala, che bambino e bambino. E’ la maturità , mamma. E’ arrivata,
finalmente!”
“Non
ho parole…”
“Bene.
Così non mi insulti. Che roba: fino a che non ho finito tutti i compiti, non mi
viene nemmeno da accendere il computer, oggi: non lo so, lo vedo come IL MALE!”
“Non
è possibile. Tu SEI un alieno!!!”
“Ohhhhhh…
Guardalo lì, il mio Corradino! Vieni qui piccolo mio…” si squaglia, spalancando
la portafinestra. Il felino gli si infila pronto fra le caviglie.
“Caro,
che mooorbido! Vieni qui che si sediamo nel nostro nido d’amore…”
Le
due belve prendono posto sul divano, tubando come due piccioncini.
Forse
è proprio lui, dopotutto. Che sia davvero accaduto il miracolo?
Il
seguito alla prossima puntata. Se ritenete, abbandonatevi pure a gesti
scaramantici: più siamo a farlo, meglio è.
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