Uomini e ospiti


Quando si dice il senso dell’opportunità. Visto e considerato che me ne andavo per due giorni (fra una cosa e l’altra, venerdì e sabato se ne sono andati tutti per la gita fuoriporta) l’amato bene ha ben pensato di diramare un invito per domenica sera. Così, con nonchalance: “Carissimo! Allora che si fa? Ci si vede domenica sera…? Sì? Benissimo!”
Non vi dico la faccia mia, che assistevo attonita a questa telefonata, avvenuta giovedì sera. La prospettiva era: casa devastata, per l’assenza di mamma-Pollicino, la cui principale funzione è quella di raccogliere tutte le tracce del passaggio di figli E MARITO.
Tempo per una preparazione preventiva di qualche portata, zero.
E, soprattutto, la spesa da demandare a terzi!
Se non si fosse trattato di una coppia di amici rodatissimi, che non si sposterebbero nemmeno di fronte a una ribollita di sassi, seguita da una tagliata di mammuth con contorno di pigne in umido, mi sarei sparata. Erano loro, invece. Ergo, mi sono limitata a sorridere e a comunicare gli ordini per le necessarie provviste.
Tuttavia, la malasorte non dorme mai. Ben sveglia, mi ha preparato una sorpresa per domenica pomeriggio: il lavandino della cucina mi si è intasato. In un’ora nella quale mi sarei dovuta attrezzare per la cena, restituendo anche alla mia persona un aspetto guardabile, mi sono ritrovata a combattere con un mare di melma, che invadeva l’acquaio.
Jurassico, uomo impagabile in queste situazioni, ha subito preso in pugno la faccenda: armato di idropulitrice, ha smontato tubi, rimosso il blocco e fatto ripartire il tutto. Unica vittima rimasta sul campo, la lavastoviglie: che già da tempo dava chiari segni di sfinimento. Dopo l’ingorgo dello scarico, ha detto basta, in via definitiva.
Confesso di aver reagito con malcelato entusiasmo: non l’ho mai sopportata. E negli ultimi tempi mi tirava scema: ma, essendo una macchina di gran marchio, non avevo la forza morale di liberarmene. Anche in ragione delle ultime riparazioni che le avevano inflitto, costate un occhio della testa.
Oggi andrò a sostituirla: e comprerò la più bruta lavapiatti esistente sul mercato. Con una t sola: meno elettronica c’è, meglio è. Se la fanno a manovella, è mia. Garantito.
Tornando alla mia domenica pomeriggio, la scena era questa: lerciume dappertutto, cucina quasi inagibile, alcuni figli in serie difficoltà ad approntarsi la cena, in quel bailamme, e Jurassico ed io combinati come due gargoyle. Ora del delitto: 19,20.
Squilla il cellulare del marito.
“Pronto? Angelo! Ciao!”
Dall’altra parte, dicono qualcosa. Io sono ginocchioni, devastata, che raccolgo melma.
“A che ora? Ma all’ora che volete!”
Ed è qui che l’uomo ha rischiato la morte. Accanto a me, infatti, era appoggiato uno spazzolone: scattata in piedi, ho fatto per spezzarlo contro la sua scatola cranica, ringhiando nel contempo: “Sei scemo??? Digli di non presentarsi prima delle otto e mezzo! Ma hai visto che casino che c’è qui?!”
Un po’ sorpreso, si è ripreso, dicendo all’amico: “Otto e mezzo. La signora dice otto e mezzo…”
Per fortuna, l’altro ha una moglie, vicino. Moglie che sa quanto pericoloso possa essere presentarsi con largo anticipo a casa di una cuoca al lavoro. Figuriamoci se quella cuoca è impegnata in un lavoro da puliziotta.
In un modo o nell’altro, abbiamo ripulito tutto, rimontato le tubature, richiuso le botole d’ispezione e lavato il pavimento.
Con una doccia ci siamo rianimati, e abbiamo apparecchiato in terrazza, godendoci finalmente la bella serata. Che è stata piacevolissima, sia detto per inciso.
Questi sono i casi in cui ringrazio il cielo di aver preteso due cucine, a casa mia. In caso contrario, domenica sera sarei arrivata a quota TSO. Ve lo garantisco.



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