Articolo 41 bis

Sono sotto assedio. Non li sopporto più.
E come mi vesto, come mi trucco, con chi esco, a chi telefono… Vivo con la Stasi.
Sorvegliata speciale: pensieri, parole, opere e, da ieri, anche le connessioni.  
“Che ci fai tu su FB???” mi apostrofa il figlio minorenne. Quello che, a rigore, sarei io a dover sorvegliare.
“Chatto.”
“Chatti? E con chi, chatti?” mi incalza quello, puntandomi come un segugio.
“Con Davide. E’ on line, gli devo dire una cosa…”
“Ma Davide non ha Facebook!” s’inalbera, esibendo l’aria più sospettosa che gli riesce di mettere assieme.
“Non tuo fratello. E’ il marito di una mia amica, gli devo dire che si è dimenticata la…” tento di chiarire, incauta.
“Marito??? Chatti con l’uomo di un’altra?! Ueh, mamma, calmina eh. Guarda che ieri hai compiuto ben quarantasette anni – quarantasette!!!  e sei vecchia per queste cose! Lasciale fare a noi, che siamo più adatti…”
“Macché adatti e adatti, folpo. Per favore, togliti di torno, che ho da fare!”
Figuriamoci. Ho scatenato il mastino.
“Allora, chiariamo. Tu non chatti con uomini – impegnati, poi: che vergogna! – al massimo, puoi farlo con le tue amiche gattare. Per te è finita l’epoca della riproduzione. Guarda qua!” insiste, indicando se stesso con enfasi: “Sono il tuo unico risultato. Esci da quella linea e comportati da persona adulta!”
“Ascolta, se cercavi una motivazione per scoraggiare qualsiasi tipo di impulso riproduttivo, l’hai trovata. L’aver prodotto un elemento come te è una delle mie azioni più riprovevoli. Sparisci!” tuono, lanciandogli una matita.
Mentre finisco di scrivere l’avviso per la mia amica, il rottweiler infila le scale di corsa, masticando frasi incomprensibili: secondo me, sta andando a dire a suo fratello di tagliarmi la banda.
Me tapina. Sarà anche il quarto, ma questo è secondino dentro: il mio carcere sta diventando sempre più duro. 

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