Passeggiate in solitaria

Ogni tanto, prendo e vado. Cammino per chilometri, auricolari inseriti - dettaglio per il quale vengo sistematicamente dileggiata  dal manigoldo: "Mamma, sei vecchia per queste cose!" - smaltendo adipe e tensioni. Tensioni, soprattutto: la convivenza con quei cinque è un bel cimento, anche per una combattente come me.
Considerati i miei dati anagrafici, tali scorribande possono costituire un pericolo giusto per le mie articolazioni: i pappagalli in vena di molestarmi si dovrebbero essere estinti. Per fortuna. 
All'epoca dei miei verdi anni, nel Far Nordest, era costumanza sottolineare il passaggio di ogni ragazza appena passabile con richiami, fischi laceranti e commenti sessisti, muggiti dalle auto in corsa, i motorini e persino dalle bici. Un'abitudine che francamente non rimpiango. 
Esistevano poi problemi di ordine pubblico. 
Una mattina, a Padova, passai accanto a un cantiere stradale, dove un martello pneumatico teneva ottima compagnia agli abitanti del circondario: di colpo, il frastuono si zittì. Nel silenzio irreale che seguì, si levò una voce, dalle profondità del terreno (quelli lavoravano sotto il livello stradale): "Ma xea 'a maniera? Farghe vegner i infarti ala xente, ae oto dea matina???"
Avevo azzardato una minigonna. 
Indimenticabile, al mare, il tuffo in un cumulo di aghi di pino, eseguito da un ciclista che era rimasto troppo tempo voltato a osservarmi. Meno male che qualcuno aveva fatto pulizia in giardino: l'individuo rimase ferito solo nella sua dignità.
Dunque, pur non essendo uno schianto, rischiavo di provocarne qualcuno; oggi, a quasi trent'anni di distanza, mi credevo in una botte di ferro. 
Fino al giorno in cui un magrebino, in evidente stato di ebbrezza, mi ha fischiato, abbandonandosi quindi ad apprezzamenti entusiastici, dall'alto della sua bici sgangherata. Temo che, oltre che sbronzo, fosse anche afflitto da problemi di vista: l'episodio risale a qualche mese fa. 
Ieri transitavo nei pressi di un asilo, poco dopo l'uscita da scuola: traffico indemoniato, diadi madre-figlio che sciamavano a perdita d'occhio e bici allo stato brado. Solito manicomio.
Mi sono accorta che un signore mi stava fissando: pensando a un vecchio cliente delle famacia - vecchio in vari sensi - ho risposto al suo sguardo, per capire se lo conoscessi. Non l'avessi mai fatto: imbadanzito dal successo, l'uomo si è messo a sbandare pericolosamente in mezzo al traffico, salutandomi con un "Ciao, bea!!!" carico di speranze. Peccato che questo, caricato alle sue spalle, trasportasse il nipotino, testè prelevato alla materna. 
Mi sono sentita orribilmente in colpa: posso mettere a repentaglio la sicurezza dei minori, perché provoco ai nonni inaspettati picchi ormonali? 
Sto riconsiderando le mie granitiche opinioni, circa i capi d'abbigliamento quali burqa e nijab. Tutto considerato, hanno un loro perchè.

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