Fumus persecutionis e teoria della relatività

Scena 1

Conversazione tra me e il filosofo:
“Mamma, ti ricompro la bici con i miei soldi!”
“Lascia perdere, figlio. La nonna mi regalerà la sua: l’ultima volta che ha provato ad andarci è caduta. Ragion per cui ha deciso di porre fine per sempre alla sua carriera ciclistica. Tanto, la uso solo per andare su e giù a far commissioni: quella bella è al sicuro.”
“Mhm. Potresti portare dal meccanico quella tua, vecchia?”
“Parliamo del catorcio del 1981? Quella che avete scassato e che giace, devastata, dietro alla casetta di legno, da quattro anni?”
“Sì. E’ talmente malmessa che questa non me la rubano di sicuro. E almeno la riparazione la pago io!”
“Come vuoi. Speriamo che non si disintegri appena poggi il sedere sulla sella…”
A riparazione avvenuta, il ragazzo va in stazione in bici.
Al rientro: “Incredibile!”
“Che succede? Ti hanno rubato anche questa?!”
“No. Però si sono fregati il coprisella…”
“Scusa, ma non lo hai tolto quando l’hai lasciata?”
“No, non pensavo che potessero essere interessati!”
Mio figlio vive tra le nuvole. Nei pressi della stazione, la concentrazione di ladri, taccheggiatori e spacciatori di droga è impressionante: come può pensare che qualcosa di removibile rimanga al suo posto?

Scena 2

Sempre io, sempre il filosofo.
Ore sette del mattino: il nostro, bardato quasi da palombaro, sale le scale scalmanato, gridando: “Dov’è finita la mia bici?! L’avevo parcheggiata davanti alla cucina!”
Ovvero, sul retro della casa. Il nostro giardino è chiuso da cancelli di alluminio, tamburati, comandati da motori elettrici. Per entrare, l’unica è saltare la recinzione. Per fregarsi una bici, uno deve essere invisibile come un Ninja, agile come un gatto e svelto come un furetto. Che tutta questa abilità sia stata sprecata per fregarsi l’esemplare peggiore dell’intero nostro parco cicli mi pare un nonsense.
“Sarà stata messa al coperto… Hai guardato dentro alla casetta degli attrezzi?”
“Sì, non c’è!!! E sparita, dannazione, qui c’è qualcuno che mi segue e mi ruba le biciclette per dispetto! E intanto ho perso il treno, omissis, omissis, omisss!!!!!”
Scuotendo la testa, lo osservo uscire al galoppo, imprecando.
Dodici ore dopo, rientrerà, in sella alla cara scomparsa.
“Ebbene? Che fine aveva fatto?”
“Era stata solo bene nascosta…”
“Come pensavo. Certo che tu comunque stamattina sragionavi: a furia di vederti sparire le bici, hai sviluppato un delirio di persecuzione!”
“Ihihih…”

Scena 3

La sottoscritta, il gaglioffo e altri componenti misti della famiglia. Zia inclusa: che assiste alle nostre conversazioni, incerta se ridere o cambiar casa. La sconvolgiamo.
“Oggi ho preso 5 e mezzo in Epica”
“Gran voto, non c’è che dire…”
“Piano. Io sono soddisfatto. Ci sono state tre sufficienze ( 6-, comunque) e tutto il resto della classe stava tra il cinque e il tre. Una mia amica ha preso uno. Ma che razza di voto è, uno?! Se mi danno uno io non ci torno mica, a casa…”
“Più che altro, dopo che ci sei tornato non ne esci più. E su cosa verteva questa disastrosa verifica?”
“Iliade. Che poi se mi segna errore che è un poema scritto da Omero io ci capisco poco…”
“Mhm. Forse voleva che parlaste degli aedi e della tradizione orale… Sai che Omero è una leggenda, più che un autore… Però, insomma, Iliade e Odissea sono di Omero, che io sappia!”
“Forse ho frainteso la domanda. Lunedì la correggiamo. In ogni caso, io non sono completamente disperato. In fondo, il mio è stato uno dei risultati migliori!”
Benone. Questa è la teoria della relatività secondo il gaglioffo.
Che Iddio me la mandi buona, con ‘sti figli:  ho davvero bisogno di tutta la sua collaborazione se non voglio che mi distruggano!



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