La fatica di vivere, la fatica di scrivere
Tienici aggiornati sulle vicende di Casa per Caso, mi scrive Annesin. Hai ragione, my darling: dovrei farmi vedere più spesso, da queste parti. E grazie, per non averci dimenticati. Grazie a te, e a tutti quelli che continuano a passare, sperando in un nuovo post.
Scusate, miei fedelissimi. Scusatemi, ma non è un gran periodo, questo, per me.
Tranquilli, nulla di male tra le mura della Stamberga, e nemmeno tra quelle dove albergano i nostri ex-nidiacei. C'è solo un sacco di energia negativa che si addensa sulla mia testa, il che impegna quasi tutte le mie energie positive a mantenere attivo lo schermo di difesa della mia bella famiglia.
Già, fatemelo dire: una bella famiglia.
Una famiglia sconclusionata, ormai frammentata, sopra le righe e qualche volta un po' azzoppata dagli eventi. Ma una famiglia dove l'amore è coltivato con caparbia ostinazione, dove non cerchiamo gli errori degli altri per giustificare le manchevolezze nostre, ma cerchiamo di darci una mano a vicenda, come possiamo.
Un nucleo saldo, capace di resistere alle pressioni esterne e alle disavventure interne, una posto dove ti puoi arrabbiare, esagerare, incespicare e qualche volta rovinare a terra, sapendo che qualcuno ci sarà sempre, magari a darti uno spintone, o anche un bel calcio sul fondoschiena, per indurti a risollevarti.
Siamo in tanti, e questa è stata assieme la nostra debolezza e la nostra forza: credete a me, tenere le fila di così tante persone non è cosa semplice, specialmente per una smemorata cronica come la sottoscritta. Tuttavia, siamo in tanti a pensare, tanti a contribuire, tanti a intervenire. Un think tank all'amatriciana, dove si mischia il nuovo con il vecchio, l'avveniristico con la tradizione, idee retrò con intuizioni futuribili, il tutto mixato con un'affettività e un senso di appartenenza rari. Specie di questi tempi.
Credo sia questo l'antidoto a tutto il male che ci sarebbe potuto venire dall'invidia degli scontenti, dalla rivalità dei perdenti, dalla malignità dei prepotenti.
Ci hanno provato, a dividerci. Ci hanno provato, a metterci gli uni contro gli altri, in nome di un patologico divide et impera, che non dovrebbe esistere nemmeno tra le nazioni, figuriamoci tra le persone. Ci hanno provato, a inoculare anche tra noi il germe dell'incomprensione, cresciuto nel brodo di coltura delle menzogne, dell'interesse e dell'egocentrismo di pochi, capace di distruggere l'esistenza di molti.
Come vedete, ce n'è d'avanzo per assorbire l'intera mia riserva di munizioni, per tenere a bada certi personaggi. Tutta la mia scorta di sorrisi inossidabili, di speranze di riserva, di pazienza - quasi - inesauribile.
Passerà anche questa, come tutto, come sempre.
Spero solo di riuscire a risolvere al meglio, e di non essere costretta ad arrendermi a un'evidenza sottolineata dal Gaglioffo: non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Scusate i toni un po' cupi: prometto di essere un po' meno malinconica, al prossimo post. E di non scriverlo tra venti mesi.
Un abbraccio forte a tutti voi
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