Non c'è più il rispetto...

... neanche tra di noi. Non c'è più il contatto... tra i miei neuroni corticali e l'apparato motorio. 
Ragazzi, ce la siamo giocata. Mpc è andata, e tanti saluti ad amici e parenti. 
Atto primo, scena prima: attore protagonista, il gaglioffo. Già pronto per andare a scuola, cellulare stretto in mano, capello scolpito, zaino in spalla. Un figo, detto per inciso. 
Fermo a metà scala, mi sta fissando con espressione temporalesca. Gli occhi mandano lampi, la fronte è corrugata, l'atmosfera attorno a lui diventa elettrica. 
Alla base della scala, si nota una Mpc dall'aria insolitamente contrita. 
Capello approssimativo, faccia  dilavata per l'assenza di trucco, addosso ancora la camicia da notte wron! wron!  (con tanto di gatto con gli occhiali), la osserviamo tendere con precauzione un paio di cuffiette al figlio. 
Questi solleva la zampa, delle dimensioni di un badile, solleva con studiata lentezza il dito medio, quindi allunga la pericolosa estremità verso la genitrice, afferrando le cuffiette. 
La genitrice incassa, inarcando le sopracciglia, scusandosi in un bisbiglio. 
Si scosta quindi di lato, lasciando spazio al figlio, il quale, più altero di Re Leone, se ne va borbottando qualcosa sulla instabilità mentale e le sue conseguenze. 
No, non è impazzito. No, non mi sono bevuta il cervello, a farmi trattare così. Il problema è che ha ragione lui. Così ragione da essere stato bravo a non subissarmi di improperi. Dopo dieci minuti che vaga per la casa, cercando inutilmente le sue cuffiette, con il sottofondo della mia voce che gli suggerisce vari, possibili posti dove l'oggetto è stato avvistato negli ultimi tre giorni, mi vede sfrecciare verso la cucina al piano terra. Un breve trambusto, e ricompaio con le cuffiette in mano. 
"Dov'erano?"
"..."
"Mamma! Dove le avevi messe?"
"Ahem... Le ho scambiate per le mie. Le ho avvolte su se stesse e le ho riposte nella custodia dei miei occhiali..."
"Ehhh?!?!"
"Mi servivano per trascrivere un audio dal mio cellulare... Così le ho messe via assieme agli occhiali, per non dimenticarle giù. E dopo me ne sono dimenticata."
Segue scena sopra descritta. 
Con premesse del genere, non posso offendermi perché mio figlio mi fa oggetto di gesti scurrili. Mi considero fortunata che non abbia ancora assoldato un killer per togliermi di torno. Definitivamente! 

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