Anestetizzata

A volte avere troppo da fare è una benedizione.
Tre giorni in montagna con marito e gaglioffo, seguiti da altrettanti a Milano con la Miss hanno creato un ingorgo nella mia tutt'altro che perfetta organizzazione. Troppe cose da fare, sistemare, predisporre e preparare per aver tempo addirittura di pensare. 
A ciò si aggiungano i nubifragi ricorrenti e un tappetino disintegratosi in lavatrice, giusto per sommare disastro a casino, ed ecco a voi una Mpc cotta a puntino.
Rasa al suolo dallo tsunami delle rotture, sono comunque riuscita a preparare una cena accettabile e una torta mangiabile: già, perché ieri abbiamo raggiunto quota venti.
Vent'anni di Miss, uscita ufficialmente dallo stadio di teenager per entrare in quello di universitaria fuori sede.
Seduta sul treno, guardo dal finestrino scorrere velocissimo il panorama, rendendomi conto che la sto portando per mano lontano da me.
Sono stati due decenni pieni di difficoltà ma intrisi di gioia. Vederla crescere è stata un'emozione, aiutarla a esprimere il meglio di se stessa in ogni ambito una scommessa, guidarla senza sciupare o sfilacciare il nostro feeling un successo.
Sono tempi complicati per crescere un figlio, questi. Figuriamoci crescerne quattro. Eppure, Jurassico ed io non abbiamo mai perso l'entusiasmo, la coesione, la fiducia nel futuro.
Ed ora che la nostra piccola, grande ragazza se ne va, al mio povero marito toccherà il non facile compito di consolarmi per la lontananza della mia unica femmina. Perché sono una donna forte e assertiva, convinta nel regalare ali ai miei pulcini.
Ma se quando Davide si è trasferito a ottocento metri da me ho fatto una scena degna di Ecuba, quando a partire sarà la Miss mi dovrà ricoverare. Me la sento... 

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