Sei in forma smagliante!
Spero significhi
serenità su tutti i fronti.
Così
mi scrive un’amica, commentando uno dei miei post. Ebbene, lo confesso, non è
così.
In
realtà, non è affatto un buon periodo: una figlia sotto esame, l’altro costretto
a ritardare un esame. Accidenti. Il gaglioffo che inciampa sul nulla, sciupando
la gioia di un recupero completo su tutti gli altri fronti; Jurassico che mi fa
ammattire, le vacanze tanto sognate destinate a sfumare.
Gli
amici, poi, di questi tempi mi fanno tanto preoccupare. Non ce n’è uno che non
abbia qualche serio problema, chi di salute, chi di cuore, chi di portafogli. E
molti di loro li combinano in varia maniera, finendo completamente a terra.
Empatica
come sono, questo mi fa stare male sul serio: con alcuni parlo, perché hanno il
cuore pesante e necessitano di qualcuno disposto ad ascoltarli senza giudicarli, a esprimere un parere senza pronunciare condanne, a non far mancare il sostegno senza tacere sugli eventuali errori (rimediabili).
C’è chi scappa, anche da me, perché ancora non è
pronto ad affrontare i suoi fantasmi ed esorcizzarli. Ammettere un problema,
guardare in faccia la realtà, scrutare in fondo al nostro cuore è un passo
difficile, molto doloroso, con conseguenze pesanti e inevitabili. Ma è l’unico
modo per sperare di risolverlo, invece di esserne inghiottiti.
Capisco le difficoltà di chi si comporta così, e soffro a discreta distanza.
Così come rispetto le distanze con chi ha bisogno di solitudine per ritrovare se stesso dopo un lutto. Di qualsiasi genere esso sia.
C’è
chi ha scelto da sempre la politica dello struzzo, costruendo giorno per giorno
la propria infelicità. Non è bello per chi gli è affezionato vederli ridursi
così. Non è bello vedere qualcuno ottenere una buona chance e gettarla per
presunzione, egoismo o pigrizia. O tutte le cose assieme, il che capita spesso.
C’è
poi chi si è comportato talmente male con me da non riuscire proprio a
perdonarmelo.
Vedere
queste persone (alle quali magari voglio bene) intossicarsi col livore e affogare
nell’autocommiserazione mi dispiace sul serio. Anche e soprattutto se so che
loro, viceversa, qualora mi vedessero piegata dagli eventi proverebbero un’intensa
soddisfazione. Essendo già successo in passato, non si tratta di mere ipotesi:
eppure, non riesco a fare a meno di domandarmi con dispiacere come si fa ad
avvelenarsi la vita così.
Insomma,
come vedete ne ho per tutti i gusti.
Eppure…
Eppure
scrivo. Sì, mi è tornata la voglia di scrivere, ho ritrovato il sorriso, mi si
è riacceso quel fuoco interiore capace di darmi la propulsione per
affrontare con positività tutti i guai nei quali m’imbatto.
Tutto
merito di Massimo.
Già, di mio fratello: uno non se lo immagina quanto ciò che succede a lui possa influenzare il mio umore. Un giorno - ormai non più così lontano - sarò io a dovermene occupare. Cosa che mi fu chiarita sin dai primi anni della mia esistenza. Sono cresciuta con una responsabilità alla quale ero talmente avvezza che quando, a diciannove anni, mi trovai davvero con il futuro della mia famiglia sulle spalle non rallentai il passo. Senza la minima esitazione, mi attrezzai mentalmente, andando oltre il mio dolore (seppellire il papà a quell'età non è normale e, francamente, nemmeno accettabile) e portando la mia prima barca fuori dalla tempesta.
Ne sono seguite altre, tutte belle incasinate in mezzo agli scogli, sino ad arrivare all'attuale porto. Un porto solo in apparenza tranquillo: che ne sarà di noi quando il futuro inizierà? mi domandavo. Come gestiremo Massimo, io e chi mi sta vicino, quando la sua mamma non ce la farà più a occuparsene, per l'età o per ragioni più definitive?
Questo, più il fatto che lo vedevo sempre più cupo, nervoso, insoddisfatto e infelice, mi ammazzava. Ogni mio tentativo di intervento si scontrava contro un muro di gomma, com'è sempre successo, del resto. Ciò mi faceva sentire impotente: una specie di kriptonite, capace di ridurre a un cencio anche superMpc.
Già, di mio fratello: uno non se lo immagina quanto ciò che succede a lui possa influenzare il mio umore. Un giorno - ormai non più così lontano - sarò io a dovermene occupare. Cosa che mi fu chiarita sin dai primi anni della mia esistenza. Sono cresciuta con una responsabilità alla quale ero talmente avvezza che quando, a diciannove anni, mi trovai davvero con il futuro della mia famiglia sulle spalle non rallentai il passo. Senza la minima esitazione, mi attrezzai mentalmente, andando oltre il mio dolore (seppellire il papà a quell'età non è normale e, francamente, nemmeno accettabile) e portando la mia prima barca fuori dalla tempesta.
Ne sono seguite altre, tutte belle incasinate in mezzo agli scogli, sino ad arrivare all'attuale porto. Un porto solo in apparenza tranquillo: che ne sarà di noi quando il futuro inizierà? mi domandavo. Come gestiremo Massimo, io e chi mi sta vicino, quando la sua mamma non ce la farà più a occuparsene, per l'età o per ragioni più definitive?
Questo, più il fatto che lo vedevo sempre più cupo, nervoso, insoddisfatto e infelice, mi ammazzava. Ogni mio tentativo di intervento si scontrava contro un muro di gomma, com'è sempre successo, del resto. Ciò mi faceva sentire impotente: una specie di kriptonite, capace di ridurre a un cencio anche superMpc.
In certe situazioni l'immobilismo rassicura: ogni cambiamento è percepito come pericoloso. Chi ti dimostra la sua necessità è un nemico che viene a scuotere le tue certezze, un nemico che va fermato ad ogni costo.
Poiché le guerre non sarebbero servite a nessuno, sono rimasta in panchina per trent'anni: la mia funzione è stata quasi soltanto finanziaria, sino ad oggi. Oggi, che il futuro è cominciato.
E proprio ora Max è cambiato: è maturato e il nido gli sta sempre più stretto. E' arrivato il momento per l'esperta di volo: so di che ali ha bisogno e come regalargliele. Non appena gli ho offerto la possibilità di provarci, è stato entusiasta di accettare. La trovata della collaborazione reciproca è stata vincente: dopo sei mesi mio fratello sa ciò che desidera, si dà da fare per ottenerlo e se lo gode con la soddisfazione di esserselo meritato.
Ora che lo vedo finalmente sereno e sento di aver posto buone basi per un futuro sicuro per lui e anche per noi, posso rilassarmi ed essere me stessa. Il che passa, tra le altre cose, anche per la tastiera.
Poiché le guerre non sarebbero servite a nessuno, sono rimasta in panchina per trent'anni: la mia funzione è stata quasi soltanto finanziaria, sino ad oggi. Oggi, che il futuro è cominciato.
E proprio ora Max è cambiato: è maturato e il nido gli sta sempre più stretto. E' arrivato il momento per l'esperta di volo: so di che ali ha bisogno e come regalargliele. Non appena gli ho offerto la possibilità di provarci, è stato entusiasta di accettare. La trovata della collaborazione reciproca è stata vincente: dopo sei mesi mio fratello sa ciò che desidera, si dà da fare per ottenerlo e se lo gode con la soddisfazione di esserselo meritato.
Ora che lo vedo finalmente sereno e sento di aver posto buone basi per un futuro sicuro per lui e anche per noi, posso rilassarmi ed essere me stessa. Il che passa, tra le altre cose, anche per la tastiera.
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