The social network

No, per favore, non fatelo. Non usate come foto del profilo quello scatto di un'amica (amica?) al corso di danza del ventre. Specialmente se il vostro non è più un profilo impeccabile e quello su FB non è un profilo blindato. Visibile solo a voi, nel caso. 
Bando alle foto in bikini, dove l'unico bel panorama è quello alle nostre spalle. 
Signori uomini, niente scatti in sella alla moto, col ventre che pencola dal pantalone di pelle. 
E nemmeno scosciati, con un pallone sottobraccio e l'aria da top player: fidatevi, è chiaro che avete riesumato una foto d'antan. 
Noi popolo degli anta, grandi fruitori di social network, facciamoci pure del male: iscriviamoci al corso di tango, di zumba e di danza della panza. Qualsiasi cosa, pur di contenere i danni causati dal tempo che passa e mantenerci in un accettabile stato di conservazione. 
Una decina di lezioni di burlesque possono servire a noi signore per imparare a osare, quelle di lap dance a superare le inibizioni inculcateci dalla nostra catechista tanti anni fa, quando portavamo l'apparecchio ai denti e i micidiali calzettoni con i buchetti. 
Però il selfie con la guêpière, no. Quello no. 
Ho visto con i miei occhi stimate professioniste apparire sul social come controfigure di trans trasteverini: perché? Perché distruggere così anche l'ultimo brandello di dignità che ci rimane? 
Attenti anche ai perniciosi picchi di autostima, ragazzi: mi rendo conto che passare da 130 a 70 kg rappresenta un successo di dimensioni cosmiche. Avete sofferto, fatto la fame e sudato sangue per arrivarci: bravi. Anzi, bravissimi. 
Tuttavia, il pantalone alla Mick Jagger o la microgonna borchiata rappresentano un azzardo lo stesso. Specialmente se ci esponiamo al pubblico ludibrio indossandoli su FB.
Manteniamo un profilo basso, che a volare troppo alti rischiamo di schiantarci. E le nostre vecchie ossa non sono in grado di sopportare l'impatto. 
Infine, attenti alla disinibizione da web: si fa troppo presto a ticchettare un commento sull'onda del nervoso, cliccando irrimediabilmente sull'invio. La memoria della Rete è migliore della nostra, purtroppo. E rischiamo di vederci tornare addosso come boomerang pensieri, parole, opere e connessioni che manco ci ricordavamo più di aver formulato. 
Facebook, Twitter e diavolerie tecnologiche in genere ci hanno regalato infinite possibilità di contatto, un serbatoio di possibili rapporti umani straordinario. Una persona sola se ha un computer può non sentirsi più sola. O non così tanto, almeno. Una persona mal accompagnata può trovare in una comunità virtuale amicizie migliori di quelle che l'hanno delusa. 
Tuttavia, non esageriamo: ogni medaglia ha il suo rovescio. Basta tenerlo ben presente. 
Noi per i quali la tecnologia è stata un'ardua conquista, noi che abbiamo ancora nelle orecchie il grrringuuuurrrrgrgrgggg della connessione che si metteva faticosamente in moto; noi per i quali il passaggio da Floppy a CD-ROM è stato un passo epocale; noi che, in fondo in fondo, rimpiangiamo i vinili, noi che non scaricavamo musica, ma la registravamo dalla radio (rumore di fondo incluso), non facciamoci tradire dall'entusiasmo. 
Dalle stelle alle stalle il passo è breve, purtroppo: ha le dimensioni di un click. Ricordatelo, gente, ricordatelo...


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