Molto meglio
Ebbene sì, avete
ragione: mi sono proprio arrabbiata.
Tanto per chiarire,
non ce l’ho con qualcuno in particolare. Mi ha semplicemente stancata il fatto
che sempre più gente si ritenga in diritto di tralasciare con me le regole
della buona educazione. Ci sono comportamenti che denotano una totale mancanza
di rispetto nei confronti dell’altro: e allora non è più una semplice questione
di forma.
La forma, in questi
casi, diventa sostanza.
Ed è tale sostanza a
offendermi.
Il problema è tutto
qui: se sei tipo da non raccogliere le provocazioni, da evitare guerre di
religione, da cercar sempre di andare incontro alle esigenze degli altri per
non creare tensioni, questi personaggi ti prendono per scema.
Bene, non ho più intenzione
di recitare questa scomoda parte. Altrimenti ‘sto sciame di formiche rosse che
mi pizzica le caviglie finirà con il mandarmi al manicomio.
Non ci vuole molto:
appena ti pestano un piede, glielo fai notare. Se si avvicinano di nuovo,
chiarisci bene il confine da non superare, a meno di non volersi farsi male
loro.
Dovrebbe bastare.
E qui mi fermo: a
volte per sentirsi meglio basta prendere una decisione.
Una decisione che ti
cambia dentro quanto basta a non sentirti più uno straccio, in balia delle
modifiche d’umore di chi ti circonda.
Tranquilli, dunque:
non permetterò a questa gente di trasformarmi in un loro clone, intrisa di
livore, avvelenata dai sospetti e intossicata dal rancore.
Mi limiterò a non lasciare
più che si avvicinino fino a far del male a me o a quelli che amo.
Per poter continuare a
sorridere come ho fatto sino a oggi: un po’ più disincantata, forse, ma sempre
aperta a tutto il bene che mi può venire dal resto del genere umano.
E passiamo ad argomenti
più lieti: le lotte fraterne.
Qui ormai la pace è
siglata, anche tra i due avversari di sempre: la Miss e il gaglioffo.
Quei due mal si
sopportano dalla notte dei tempi: a parte in camper – dove Matti sosteneva ci
fosse più amore, perché lì sua sorella smetteva di odiarlo… – non facevano che
stuzzicarsi a vicenda. Pur non litigando come furie, erano ben lontani dall’idillio
esistente con i fratelli maggiori.
Forse il fatto di
esser rimasti solo loro due sotto il tetto della Stamberga, oppure quello che
quando mamma e papà se ne vanno li lasciano soli ad arrangiarsi, comunque sia tra i due è nato un feeling insperato.
Almeno da me.
Nei tre giorni della
nostra trasferta in Toscana, la convivenza è stata perfetta.
Quando ho sentito che
il gaglioffo ha chiesto a sua sorella se poteva chiamarla “dolcetto” o “zuccherino”,
credevo mi stessero prendendo in giro. Invece è tutto vero: si amano sul serio.
Lei ha smesso i panni
della teenager egoriferita, diventando una ragazza assai piacevole, riflessiva
e – talora – persino comprensiva. Il che per quella streghetta di mia figlia ha quasi il sapore di un miracolo.
Lui ha chiuso con i
comportamenti da adolescente tutto cretinismo e brufoli, diventando gentile e
protettivo con la sorella; forse il superamento del metro e ottanta di statura gli
ha fatto capire di non essere più un ragazzino? O forse è merito della scuola:
in effetti, in quel posto gli stanno insegnando il corretto utilizzo di uno
strumento potente e dalle possibilità quasi illimitate. Uno strumento da lui
sfruttato sino ad oggi solo in minima parte, ed essenzialmente per giocare. I suo cervello.
Come dico sempre, ai
figli bisogna dare fiducia: prima o dopo, i semi che hai gettato germogliano. C’è
solo da sperare da non essere invecchiati tanto, nell’attesa, da non
accorgersene nemmeno più…
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