Emancipazione e pipistrelli
Il filosofo
ha avanzato formale richiesta di stanziarsi per un paio d’anni in quel di
Padova, per arrivare in tempi minimi a chiudere anche con la specialistica.
L’istanza
è stata accolta e subito la macchina per il reperimento alloggio è partita. A
ritmo serrato, ahimè.
Figlio
e padre si sono messi prontamente in moto, in direzioni diverse, sotto lo
sguardo un po’ perplesso di una Mpc già in pre-allarme. La faccenda non è
scevra d’insidie, lo so.
E
difatti…
Versante
jurassico: il pater familias in queste
occasioni ripete il cliché acquisito dal suo, di padre.
Purtroppo.
Vestiti
i panni di Superpapà, nel giro di poche ore ha già movimentato mezzo ospedale,
interpellando tutti i colleghi padovani che ha sottomano. Trionfante, dopo poco
mi chiama, comunicandomi di aver già trovato una sistemazione perfetta per il
rampollo.
“Fantastico,
appena girato l’angolo sei agli istituti, ci arrivi facile facile in bicicletta…”
I
quattro fantastici muri, in realtà, si collocano a sei chilometri dalla sede di
Ingegneria: i navigatori calcolano mezz’ora di viaggio per arrivarci. In
autobus. In bici manco abbiamo guardato: col traffico che c’è, il giovane
rischia di arrivare in facoltà sul cofano di un’auto diversa ogni mattina.
A
parte l’assurda perdita di tempo, la soluzione paterna garantisce al nostro l’isolamento
sociale per l’intero biennio a venire. Bel colpo, non c’è che dire.
“Mamma,
ringrazia papà per l’interessamento, ma spiegagli che voglio fare da solo. Mi
piacerebbe arrangiarmi, per una volta nella vita!” protesta, con malcelato
nervosismo, il futuro migrante.
Concordo
con lui. Nervoso compreso.
Prometto
di trasferire il concetto anche al neandertaliano e continuo a osservare da
distante lo svolgersi degli eventi.
Il
diretto interessato, qualche giorno dopo, m’informa di aver trovato una stanza
in una collocazione perfetta, vicina alla facoltà, tranquilla e a buon mercato.
“Dove,
di preciso?”
“Alla
Stanga.”
La
mia perplessità raggiunge all’istante il livello di guardia: “Amore, ti prego.
Vedi di verificare bene prima di firmare, perché non sono completamente certa
che sia ok, come zona…”
Segue
silenzio stampa.
Un
paio di giorni dopo, esce un altro paio di opzioni, mentre della prima non si
parla più.
“E
l’appartamento tranquillo in zona Stanga…?”
“Ah,
quello. La proprietaria mi aveva detto che la sera ci portava a spasso il
cagnolino sotto casa. Una mia amica mi ha detto invece che lì si verificano
spesso sparatorie e accoltellamenti!”
“Ah,
ecco, mi pareva…” esalo io.
Meno male che esistono le
amiche, penso.
Nel
frattempo, i fratelli minori si sfasciano dal ridere, mentre Jurassico domina a
stento l’angoscia.
Discutiamo
un po’ sui pregi degli appartamenti un filino più centrali e di come non
rischiare la pelle valga una pedalata di dieci minuti al giorno, aggiornandoci
infine ad altra data.
L’indomani
il ragazzo esce di casa e s’imbatte in un ospite inatteso: un pipistrello con
un’ala rotta. Con le belve che infestano Casa per Caso, la povera bestia è
destinata a finire tra le fauci di uno dei nostri gatti in un batter d’occhio.
Andrea
si attrezza subito per il salvataggio chirotteri: lo caccia in uno scatolone,
fa un giro in Rete, trova un veterinario esperto in materia – a 25 km da casa…– e si accorda con lui per
portargli il ferito. Dopo le cure, sarà affidato a personale adeguato e rimesso
in libertà.
L’operazione
viene portata a termine con successo dal ragazzo, che s’incarica in seguito anche
di andare a prelevare la sorella in palestra, visto che con ‘sto andirivieni di
animal rescue la sottoscritta è rimasta appiedata.
Commento
del padre, nel sentire come suo figlio sia stato rapido ed efficiente nell’emergenza?
“Che
ometto!”
Io,
invece, ometto la sfilza di insulti dei quali l’ho subissato.
Andrea
ha 24 anni fra due mesi: è un UOMO, altro che ometto!!!
Niente
da fare. L’uomo è entrato in modalità daddy-forever
: “No, perché io non riesco a dimenticare quando era così…” e mi pianta in mano
una foto del nostro, ad anni cinque, che sorride accanto a me. Foto risalente
alla mia prima domenica da mammapercaso,
per la cronaca.
“Tu
sei stordito, marito. Sono passati quasi vent’anni! I nostri figli sono GRANDI,
fattene una ragione, per favore…”
E
dopo sono io, quella ridicola perché versa due lacrime quando il figlio che se
ne va di casa. Qui, fra me e Jurassico, è proprio una bella gara.
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