Cose belle, cose meno belle
Iniziamo da quelle
belle, va’: l’informatico si è perfettamente adattato alla nuova vita.
La sua casa è in
ordine e pulita, la sua alimentazione ordinata e lui sembra felice.
I fratelli lo
interrogano via mail e sms, mentre lui per placare le mie ansie materne mi manda
le foto delle cene che si cucina e dell’insalata che si compra.
Vi ho
raccontato come teneva la sua camera, no? Temevo che in pochi giorni avrebbe
reso il suo appartamento uno stallatico e il suo frigo una miniera di bombe
caloriche: e invece…
Ogni tanto ci sentiamo
via Whatsapp per consigli di economia domestica (dall’uso corretto dell’antitarme
al programma di lavaggio giusto per i calzini, mio figlio sta scoprendo un
mondo sconosciuto) e qualche volta la nostalgia dei fratelli si fa sentire.
Come previsto.
Contrariamente alle
previsioni dei più, però, ciò non lo spinge a pietire qualche pasto a casa di
mammina: l’uomo invita il fratello di turno, cucinandogli un pranzo o una cena.
La Miss, sempre a dieta, è stata invece invitata per un the con due biscotti.
Il gaglioffo,
addirittura, sta meditando di inserire il fratello nella sua routine di
abboffate fuori casa: il venerdì dalla nonna, il sabato da Davide. Menù
esagerato, ovviamente: tutto quello che la mamma non fa mai, per riguardo alle
arterie di famiglia.
La sottoscritta, sullo
sfondo, gongola, mentre il resto del mondo trasecola: come, il giovane non è
ancora morto d’inedia, non ha fatto esplodere la cucina, non è annegato in una
lavatrice?
Le altre madri
strabuzzano gli occhi, poi mi chiedono come ho fatto a programmarlo così. Forse
credono sia un robot, che spaccio per un figlio vero.
Ma davvero un
ventiseienne è un fenomeno paranormale perché si sa cucinare una pizza? Il
mammismo raggiunge dunque punte più elevate del mio? Perché il più delle volte
mi sento una chioccia senza speranza, ma i fatti dicono che il livello di
autonomia dei miei rampolli è superiore alla media.
Boh!
Quanto al resto della
famiglia, le cose funzionano meglio di quanto avessi mai potuto augurarmi: il
gaglioffo, in particolare, ha un comportamento sorprendente. In senso positivo,
per una volta.
Con la scuola le cose
stanno andando sempre meglio; in più, il nostro ha iniziato a sfruttare – anche
nella quotidianità – un’attrezzatura sottoutilizzata
da sempre: il suo cervello.
Fresca di ieri: “Scusa,
mamma, dove ha sede l’immaginazione? Io credo di averne più della media delle
persone… Mi è venuta la curiosità di sapere quale sia la zona del cervello che
la controlla. Tu lo sai?”
Ecchediamine!
Mi sono barcamenata
con quel che ricordavo dei miei studi universitari, ma poi l’ho rimandato alle
spiegazioni del neurologo di famiglia. Il quale, tra le altre cose, gli ha
suggerito di leggere un testo scritto a quattro mani da Popper e un neurologo. Quando
l’ho sentito, mi sono preparata a una rispostaccia. Jurassico esagera sempre
quando decide di fare il pedagogo…
“Mhm. Sembra
interessante… Me lo cerchi, mamma? Voglio provare a leggerlo!”
Glielo cercherò,
sicuro. Appena finisco qui. Però qualcuno deve cercare il figlio a me: perché
questo non è lui. Questo è un ologramma che qualcuno mi ha messo in casa per
evitare che giungessi a gesti estremi.
Ed ora, le cose meno
belle: l’informatico è appiedato. Tamponamento a uno stop. Proprio l’imprevisto
giusto, in un momento come questo…
La sfiga è sempre all’erta,
però. Se le cose ci vanno per il verso giusto, trova sempre il modo di
rovinarci – almeno in parte – la festa.
Uffa.
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