Lavori forzati e lettere d'amore
Il processo di ravvedimento del gaglioffo continua con discreto successo:
il giovane sta molto attento a come parla e si muove; cucina, stende e raccoglie bucato meglio di
una massaia provetta. O quasi.
E’ stato inoltre arruolato per il consueto lavoro di giardinaggio: un
lavoro che, al contrario dell’anno scorso, gli sarà retribuito con danaro
sonante. Considerato che non sarà né bocciato né rimandato, non deve finanziare
le spese scolastiche dell’anno prossimo.
I suoi primi 5 €, letteralmente nuovi di zecca, lo hanno entusiasmato: “Vedi?
Questi soldi sono simbolici: il nuovo Matteo viene pagato con i nuovi 5 €!”
Per guadagnarseli ha rimediato un bel mal di testa, ma dice che va bene
così. Tanto, di coprirsi la zucca non se ne parla, nemmeno se c’è un sole che
spacca le pietre.
Quanto al resto della ciurma, tutto procede al meglio: che tutto funzioni
mi sembra un sogno impossibile. Sto sempre all’erta, pronta a cercare di parare
eventuali colpi della malasorte. Dati i miei precedenti, non mi fido troppo…
Il marito, invece, stamattina me ne ha confessata una delle sue.
Ieri pomeriggio decide di mandarmi un messaggio d’amore; prende WhatsApp e
digita: “Come stai, mozzarella bianca?”
Evitiamo di commentare su quello che intende costui per messaggio d’amore,
per pietà.
Comunque sia, dopo un attimo di pausa gli arriva una risposta
interlocutoria: “Ma… non mi hai mai chiamato così!”
Vero.
Il messaggio è stato infatti inoltrato a Davide B., nostro carissimo amico e
prossimo compagno di vacanze. Un amico fidato come pochi, ma non certo al punto
da voler diventare il fiordilatte di Jurassico!
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