Quando si vive per gli altri
Sì,
è vero: sono molto presa. Travolta da mille incombenze, sto investendo tempo ed
energie oggi, per poter godere, domani, di spazi dedicati solo a me stessa.
Scrivere,
leggere, mantenere i contatti con le altre persone: sono tutte attività che
richiedono tempo e, soprattutto, un minimo di serenità. Sedersi alla scrivania
o prendere in mano il telefono con l’assillo del tempo contato non aiuta le
creatività, né favorisce i contatti umani.
Preso
atto della situazione, ho deciso di non nuotare controcorrente, ma di seguire
il flusso degli eventi, incidendo su di essi quanto basta per modificarne le
conseguenze su di me a medio e lungo termine.
E’
la mia ricetta per ogni possibile intoppo o difficoltà, e devo dire che sinora
ha sempre funzionato.
La
mia è la storia di tutte noi: il nostro tempo e le nostre forze finiscono
sempre devolute alle esigenze altrui, mentre le nostre sono – momentaneamente? –
accantonate, in attesa di tempi migliori.
Che
lavoriamo o no, la storia è comunque sempre la stessa: la famiglia pesa tutta
sulle spalle della donna. Che siano genitori anziani o familiari bisognosi di
aiuto, figli da piccoli o adolescenti problematici, passando per la fase di giovani incerti per finire
come adulti oberati, a levare le castagne dal fuoco a tutti siamo sempre noi.
Le donne.
L’Italia è una repubblica
democratica, fondata sul lavoro, recita la Costituzione. Sul lavoro delle
donne, preciserei io.
Mia
figlia diciottenne qualche giorno fa mia ha sorpreso. Rivolta a padre e
fratelli, ha dichiarato: “Ma voi avete un’idea di quante cose fa la mamma? Se
non ci fosse il pennuto io mi sparerei!”
Almeno,
posso dire che a Casa per Caso sono tutti consapevoli di quanto io mi dia da
fare per loro. Il rispetto di cui sono circondata, la disponibilità a venirmi
incontro quando chiedo aiuto, la sollecitudine dei miei figli e di mio marito
mi ripagano di tutta la fatica fatta negli ultimi diciotto anni. La
consapevolezza che, qualsiasi siano le mie decisioni rispetto all’organizzazione
della mia esistenza, sarò sempre e comunque appoggiata fa il resto.
Però
fuori di dalle quattro mura della Stamberga non è la stessa cosa.
Quale
che sia la scelta di vita fatta da una donna (Mpc inclusa, sia chiaro…), essa
sarà sempre criticata. I problemi, le difficoltà, i guai saranno sempre
attribuiti a lei, a ciò che fa e, soprattutto, a quello che non riesce a fare.
Lavori?
Sciagurata, tu trascuri la famiglia.
Non
lavori? Sciagurata, sei un parassita della società. E poi diventi nevrotica,
sei frustrata e rompi gli zebedei al mondo.
Metti
la famiglia sempre al primo posto? Sei inaffidabile per i colleghi, un peso per
chi ti da lavoro, un pericolo per la collettività.
Le
tue responsabilità sul lavoro vengono prima di tutto? Sei una figlia ingrata,
una sorella inaffidabile, una madre degenere e una moglie assente. Prossimamente
su questi schermi, anche una nonna manchevole, considerato che qui ci faranno
lavorare sino a che ad avere i capelli bianchi saranno i nostri nipoti.
E
se la sottoscritta non sta passando un periodo fulgido, le sue amiche non
stanno certo meglio.
Vedo
madri in conflitto con se stesse perché, rimaste senza lavoro o in procinto di
rimanerlo, sono costrette a rifiutare la maggior parte delle possibilità che si
offrono loro per non abbandonare i loro bambini. Vedo donne stracariche di
lavoro, costrette a usare i pochi momenti liberi a loro disposizione per assistere
anziani e gestire casa e famiglia.
Donne
che si annullano per coloro che amano, finendo con il diventare come trasparenti.
Per tutti.
Donne
dedite, affettuose, tenere, prese a pesci in facci da familiari indifferenti,
convinti che tutto sia loro dovuto. Gente che non concede a queste malcapitate
nemmeno il conforto di un gesto affettuoso, un minimo di riconoscimento, un
grazie. Manco biascicato fra i denti.
Sono
tempi di crisi, si risparmia su tutto: lo sappiamo e ci adattiamo alle contingenze.
Ma
un po’ di considerazione e di collaborazione in più, in momenti nei quali le
spalle femminili sono gravate da un peso divenuto ormai quasi insostenibile,
sarebbero opportuni. Ci pensino i compagni, ma anche i figli (e le figlie! Che
a volte sono più insensibili verso le loro mamme dei loro fratelli), i parenti,
tutti quelli che pretendono qualcosa dalle donne che li circondano. Se
smettiamo di funzionare noi, la società grippa. Non ci spremete troppo, oppure
pagherete voi per primi.
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