W i last minute


Che bello poter chiamare all’ultimo secondo gli amici, per una cena di sabato sera, e riuscire a far le due del mattino in una decina, con una pastasciutta e due polpette.
Che bello vederli arrivare attrezzati di torte, vino e tanta voglia di stare assieme in pieno relax.
“Valentina, stare con voi è il migliore antidepressivo possibile…”
“Vale, quanto si sta bene qui…”
Che bello sapere che trovano sempre il tempo per te, che nessun invito è mai troppo tardivo e che qualsiasi cosa t’inventerai andrà benissimo, perché quello che importa a tutti quanti è trascorrere qualche stupenda ora in compagnia, con un bicchiere opportunamente riempito e buona musica di sottofondo.
E che dire di una passeggiata di mezz’oretta, che diventa una scarpinata di due ore, per finire con un pranzo a sorpresa a casa di amici, ben felici di essere presi d’assalto alle due di una domenica pomeriggio? Che poi Antonella fa i miracoli, perché ti fa trovare certe tagliatelle ai funghi da svenimento, che manco la mamma sollecita della Barilla avrebbe saputo fare di meglio. E ti accoglie anche a braccia aperte, dove un’altra nemmeno avrebbe sollevato la cornetta del telefono, dato il giorno e l’ora in cui decidiamo di capitarle lì in quattro.  E affamati come lucci, come se non bastasse: le abbiamo azzerato le scorte di pane, sott’oli e salame.
Insomma, sarò anche bloccata a casa dalla costola rotta e acciaccata da uno stomaco contorsionista per un giorno, ma con degli amici così non ho certo il tempo di annoiarmi.
E come se non bastasse, pare che la mia discendenza abbia ereditato i geni giusti: “Mamma, dove sono le lenzuola?” mi domanda il gaglioffo trafelato, alle undici e mezza di sabato sera.
“Nel tuo armadio. Perché?”
“Perché domani vengono alcuni (sette!) amici a giocare a Dungeons and Dragons e uno di loro arriva da Brescia. Dato che stasera è a cena con suo papà a un quarto d’ora di strada da qui, gli ho detto di venire a dormire a me. Inutile che faccia la levataccia domani per tornarci!”
“Concordo. Fagli pure il letto.”
Da vedere la faccia del papà di questo ragazzo, nel vedere la disinvoltura con cui tutti noi (ed eravamo in nove, attorno alla tavola) prendevamo il fatto che un ospite mai visto prima capitasse a mezzanotte a casa per Caso. Non la finiva più di ringraziare e di sorridere…
Pranzo, organizzazione del meeting, logistica e vettovaglie tutto a carico del gaglioffo: il quale se l’è cavata alla grande, senza nemmeno lasciare morte e distruzione alle sue spalle.
Sono orgogliosa del mio rampollo. Certe sane tradizioni di famiglia non devono morire. Ti colorano la vita e la rendono degna di essere vissuta 

Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!