Pazienti da dimenticare
Svariate
consegne da portare a termine in nome e per conto del figlio maggiore, colf in
vacanza, camper da armare per il fine settimana in montagna, e il gaglioffo
atterrato dalla gastroenterite virale.
“Mammaaaa…”
si lamenta con aria sofferente “Ho vomitato ancora!”
“Sì?
Quando?”
“Dopo
la fetta di focaccia…” ammette, ridacchiando. D’improvviso non somiglia più a
Cristo in croce.
“Ma
sei scemo? Hai febbre, nausea e vomito, e ti metti a saccheggiare l’armadio dei
dolci???”
“Che
ci posso fare? La malattia c’è, ma io sono il solito Matteo, dentro. Quando ho
visto quella meraviglia della natura non ho resistito e mi sono trasformato in
una locusta.”
“Sì,
una locusta che se insisti finirà sterminata. Fila in camera tua e mettiti a
letto!”
“Ma
mi annoio a letto!”
“Meglio!
Così guarisci prima: è la miglior terapia. Parola di farmacista.”
“Questi
genitori. Troppa medicina, in questa famiglia…” brontola il malato, infilandosi nella sua tana. Ora
esco: sperando che, in mia assenza, non venga ripreso da una delle sue crisi mangerecce.
Non so se sopravvivrebbe, stavolta.
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