Cold case & Missing in action



Ci sono giorni nei quali perdo mezz’ore preziose cercando oggetti riposti nei posti più assurdi. Nascondigli raggiunti motu proprio, dal momento che quando chiedo cose tipo: “Chi ha messo i grissini in frigo?”, nessuno risponde.
O, meglio, rispondono tutti. Solo che dicono: “Io no!”
Così il mistero resta irrisolto e l’identità dello stivatore aberrante sconosciuta. Va avanti così da anni.
Poi, ci sono le cose che svaniscono sotto i miei occhi. E lì non so veramente che fare.
L’ultima volta che sono uscita a far shopping con la Miss, per esempio,  ho perso uno dei guanti che indossavo.
Sedute a prendere un cappuccino, ci alziamo per andare a pagare: e qui io mi accorgo che sulla sedia è appoggiato un unico guanto. Fuori il freddo morde: lo devo trovare, o arriverò a casa con la zampa congelata.
Controllo in borsa, in tasca, sulle poltroncine e sotto il tavolo. Del guanto nessuna traccia. Getto un’occhiata al percorso dalla porta al posto nostro, spingendomi sino a occhieggiare sotto le zampe del tavolo accanto. Nel vedermi scannerizzare sotto il suo tavolino con quell’attenzione morbosa, il signore ivi posizionato inizia a fissarmi con preoccupazione: secondo me, mi ha presa per una maniaca.
Dopo alcuni intensi minuti di inutili ricerche, getto la spugna: “Vabbè, chissà dove sarà finito. Andiamo a comprarne un altro paio.”
“Pennuto, sei incorreggibile…” mi rimprovera mia figlia, scuotendo la testa.
Qualche passo sotto i portici, ed ecco il guanto scomparso riapparire come per magia, sorgendo lentamente, tipo astro, dalla manica sinistra del mio giaccone.
“Ehi! Guarda qui, Vale…”
“PENNUTO!!! Non è possibile… Solo a te possono succedere queste cose!”
Vero. Se capissi la dinamica di questi episodi, forse potrei far qualcosa per risparmiarmeli. Solo che non la capisco. La subisco e basta.

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