Telefono... casa
Il telefono è un oggetto in grado di tirare fuori il peggio di noi, è
dimostrato.
A parte l’uso scellerato del cellulare fatto dalle persone più
insospettabili (ho visto con i miei occhi compite signore dimenticarsi i
fondamentali della buona educazione, non appena avvertono lo squillo del Blackberry…)
c’è l’incapacità di gestire gli imprevisti, se questi avvengono dietro a una
cornetta telefonica. Pare che il fatto di essere invisibile all’interlocutore scateni
in alcuni soggetti comportamenti e modalità espressive da primate.
Ieri sera sto sfaccendando in cucina, quando mi arriva una chiamata sul
cellulare: numero in chiaro, sconosciuto.
Rispondo con un “Pronto?” asettico, ma cortese.
Dall’altro capo, un silenzio sconcertato. Poi una voce maschile mi
apostrofa in modo grezzo e quasi aggressivo: “Chi parla???”
“Scusi, è lei che chiama. Sta a lei qualificarsi, per favore...” rispondo
io, un po’ seccata.
Che modi sono? Sei tu
che stai disturbando me, mica io ad essere in difetto perché non sono chi ti
aspettavi… penso io, mentre dall’altra parte tutto tace.
Di fronte alla mia reticenza nel rivelare le mie generalità, scatta
automatica l’esigenza di anonimato anche nel mio interlocutore. Il quale, peraltro,
è iscritto negli elenchi utenti di Paginebianche: una curiosità che mi toglierò
appena riagganciato con il tizio. Evidentemente, in questo momento non se lo
ricorda.
Difatti, invece di dirmi chi parla, l’ominide emette una specie di bramito.
Raccoglie quindi le idee per qualche secondo, per poi sbottare in un imbronciato:
“Cerco Degrandis!”
Il nome è di fantasia. Il dialogo, per quanto surreale, è invece reale.
“No, mi dispiace. Ha sbagliato numero” lo informo io, chiarendogli (se ce
ne fosse bisogno) che è lui ad aver usato male la tastiera. Non io ad aver
rubato il telefonino di suo cugino o chi per esso.
Qui ci starebbe, almeno, uno scusigraziebuonasera.
Invece, dalla cornetta fuoriesce un suono prolungato, come se il tizio
avesse esalato l’ultimo respiro.
Click. Fine della chiamata.
E’ una cretinata, lo riconosco: però mi ha messo proprio di malumore. La
maleducazione che entra di prepotenza
nella mia vita mi dà l’orticaria: è così difficile essere gentili? Scusi, grazie e per piacere sono termini tassati? Dall’uso
sporadico che ne fa la gente, sembrerebbe proprio di sì.
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