Sindrome da accoglienza
Aeroporto
di Venezia, ore undici della sera. Dopo una settimana di assenza, il gaglioffo
sta per varcare la soglia del terminal Arrivi.
Mpc,
in preda a un attacco di affettività
incontrollabile, fatica a tenere a bada le emozioni: impedire a se stessa di
correre incontro al cucciolo e fargli mille coccole è un’impresa titanica.
“Vale…”
mi richiama la voce di Jurassico,battendomi leggermente su una spalla: “Guarda
chi arriva!”
Smetto
di fissare con bramosia il cucciolo di cane lupo che ha polarizzato la mia
attenzione e mi volto. La belva sta arrivando, trascinandosi dietro la sua valigia.
So per certo che al suo interno ha celato due chili di pizzette: uno stuzzichino per il viaggio, riferisce Daniela, ancora sconvolta per le quantità di cibo che quei due riescono a ingurgitare, quando sono assieme.
So per certo che al suo interno ha celato due chili di pizzette: uno stuzzichino per il viaggio, riferisce Daniela, ancora sconvolta per le quantità di cibo che quei due riescono a ingurgitare, quando sono assieme.
“Bella,
ma’! Bella, ‘pa’!” ci saluta il nostro, dinoccolato e disinvolto.
L’individuo
si è romanizzato. E suo malgrado è tornato.
Ehhhh,
già. Le vacanze sono finite. Le mie, non le sue!
Inizia
un altro, lunghissimo anno insieme…
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