Genitori degeneri
L’informatico
ha un corso di aggiornamento a Milano. Corso di tre giorni, durante i quali
soggiornerà in albergo: una trasferta di lavoro con tutti i crismi, la quale
prevedeva anche un normale viaggio in treno.
Normale
per chiunque, fuorché per Jurassico.
Alle
fine del viaggio, mi chiama nostro figlio, esaurito: “Mamma, il papà mi ha messaggiato
durante tutto il viaggio, seguendomi tappa per tappa. Sei arrivato a Verona, hai superato Brescia, nevica a Bergamo? Mi
stava ammazzando. Alla fine, mi ha salutato, augurato la buonanotte e mi ha
scritto che gli manco di già. Cosa farà quando andrò via di casa? Tenterà il
suicidio, secondo te?”
Non
so se il suicidio lo tenterà lui. Io sicuramente qualche tendenza
autolesionistica già la presento, quando fa il papà-chioccia in questo modo
inverecondo.
Commento
dei fratelli, dopo la mia cronaca degli eventi: “Mamma, ogni tanto fa il padre
siciliano alla nonno Natale. Non ti arrabbiare: non succede spesso, per
fortuna. E poi ci sei tu a controbilanciare: a meno di un cataclisma, quando
andiamo via non ci chiami mai!”
Vero
anche questo. Il giusto mezzo non abita a Casa per Caso.
Certo
che quando ti sposi non pensi mai a tutto. Avrei dovuto certificare anche le
abitudini parentali dei miei suoceri, prima di accettare di firmare quel contratto… Mi attendono tempi cupi.
Ancor più cupi di quanto sospettassi, temo.
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