Chiavi di ricerca
Ogni
tanto vado a guardarmele: m’intriga scoprire cosa spedisca le persone sul mio
blog.
A
volte c’è da ridere - quando cercano una
casalinga vogliosa e invece trovano me, per esempio – altre da riflettere. C’è
una frase, in particolare, che ritrovo sempre: se un
figlio ti delude.
Sintomatico,
no? Quella del genitore deluso a quanto pare è una sindrome frequente. Una
specie di virus, dal quale veniamo tutti colpiti, stile raffreddore: solo che
ti fa stare peggio. Molto peggio.
Volendone
discutere un po’, si potrebbe dire: come ogni medaglia anche questa ha il suo
rovescio. Lo so: trovare un risvolto positivo in una pugnalata alle spalle è un
esercizio di equilibrismo mentale non da poco. Vale la pena di provarci, però.
Un
figlio che traligna fa un trito del tuo cuore, è vero: solo che, quando lo
becchi, a stare peggio è proprio lui. Anzi, lui stava male anche prima: quando
cercava di nascondersi dietro a un dito, nella inconsistente speranza di
sistemare le cose prima di essere scoperto. Ergo, quando finalmente sarà
smascherato, ci saranno due risultati: si potrà intervenire per mettere a posto
le cose per davvero, e il giovane (o la giovane) si leverà un peso di dosso.
Che
poi ‘sto peso finisca addosso a te è un altro discorso, da affrontarsi in
seguito: per il momento, concentriamoci sulla discendenza.
Vedere
la delusione negli occhi di un genitore è un’esperienza terribile. Tanto più
insopportabile quanto più questo genitore è meritevole di stima e affetto,
almeno quanto immeritevole di un simile trattamento.
Ripensate
a quando eravate ragazzi: mai successo di leggere quello sguardo negli occhi di
vostro padre? Ricordate la stilettata?
Ebbene,
quella stilettata può diventare proprio la motivazione che mancava alla nostra
prole. La ragione per la quale impegnarsi, la spinta verso il miglioramento.
La
volontà di riscatto può fare miracoli: ecco perché quando siamo percossi dalla
delusione non dobbiamo lasciarcene travolgere. Inutile prenderla sul personale,
iniziare con le rivendicazioni, gli atteggiamenti punitivi o accusatori: in
genere, sono superflui. Se non addirittura controproducenti.
In
momenti come questi si vede di che pasta è fatto un genitore: se riesce ad
andare oltre se stesso, restando accanto a suo figlio per sostenerlo nel suo
percorso di recupero, ebbene… avrà fatto la cosa giusta.
Riuscendoci,
si possono raccogliere risultati altrimenti impensabili. A volte un figlio che
è partito col piede sbagliato raggiunge vette che viaggiando su un’aurea mediocritas
non avrebbe nemmeno ardito immaginare.
Certo,
non è una via facile: siamo esseri umani. Non è facile digerire il tradimento
della nostra fiducia: solo che un figlio non è un coniuge e nemmeno un amico.
Non è una persona che ha stretto un patto con noi: un figlio è un figlio. Il
suo futuro dipende da noi e da ciò che facciamo, anche e soprattutto quando
sbaglia.
Crescerlo
bene è responsabilità nostra, correggerlo un dovere, sostenerlo per
permettergli di dare il meglio di se stesso un compito a volte ingrato, ma
inderogabile.
Ci
vorrà tutta la nostra forza, dovremo vedercela anche con l’impietoso giudizio
di chi, dal di fuori, ci significherà quanto siamo stati imbecilli ad arrivare
a tanto, o quanto cretini siamo a credere ancora nelle capacità di nostro
figlio. Dovremo dribblare improbabili consigli, parare interventi non
richiesti, incassare sguardi di muto rimprovero e critiche feroci. Rendendoci conto, tra l'altro, che tutti sono
bravi a farti il processo in contumacia, ma pochi sono in grado – o vogliono – darti un aiuto serio e concreto.
Sarà
anche un’occasione per testare quanti veri affetti sono attorno a noi e quanti
non aspettano che di vederti in ginocchio, per ballare la tarantella sulla tua
sconfitta.
Sapendo
far fronte a tutto questo mantenendo serenità, obiettività di giudizio e
coltivando sempre la speranza, se ne esce. Ottenendo quello a cui ognuno di noi
ambisce di più: la felicità dei nostri ragazzi. Vederli sorridere, di nuovo
orgogliosi di se stessi, ti ripaga di tutte le lacrime di sangue versate.
Ergo,
quando un figlio ti delude, non ti devi arrabbiare e nemmeno arrendere: aiutalo
a venirne fuori. Sarà un’enorme soddisfazione per entrambi.
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