Accoglienze trionfali
Dopo
dieci giorni di assenza, devo dire che ho colto qualche segno di gioia per il
mio rientro. Il gaglioffo si è lasciato dare un bacio (che gli è arrivato sul
collo, stile morso del vampiro: se quello non si china, non ci arrivo più a
baciarlo sulle guance. E poiché è troppo grande per le coccole, risulta sempre
un po’ imbacchettato, quando mi permette di avvicinarlo..), la Miss mi ha accolto
con esclamazioni di giubilo, i due maggiori mi hanno circondata d’affetto. Carini.
Poi,
c’è l’amica di sempre: compagna immancabile di passeggiate interminabili, fida camerata tra i
flutti della piscina, sempre pronta ad accogliere una proposta di incontro a
cena con mariti appresso, anche se combinato all’ultimo minuto. La flessibilità
fatta persona, a proposito di quel che si diceva ieri.
“Che
ne dici se dopo la piscina vengo a bere un caffè da te?” le chiedo.
“Certo!
Ti aspetto…” è la risposta, entusiasta come sempre.
Quella
donna ha il sorriso facile: sarà per quello che mi è così cara. Inoltre, ha una
macchinetta del caffè che è un portento: il che non guasta, per una viziata
come me. Tra Jurassico e l’informatico, una mia richiesta di cappuccino non
resta mai inascoltata, a Casa per Caso.
Un
po’ provata dall’allenamento intensivo inflittoci dal solito istruttore senza
cuore, giungo dunque da Renata, pronta per gustarmi un macchiato fatto come dio
comanda.
“Ahem…
mi sono accorta di essere rimasta senza latte: per te è un problema?”
“Ma
dai! Lo berrò con un po’ di zucchero, per una volta. Va benissimo lo stesso”, rispondo.
E
sono sincera, mannaggia a me.
Parte
la solita raffica di chiacchiere, mentre arriva l’agognato caffè. Bello,
cremoso, fumante: in una parola, perfetto.
Aggiungo
un mezzo cucchiaino di zucchero e ne bevo un sorso.
Dopo
alcuni secondi di scannerizzazione, realizzo che, se non sputo all’istante,
vomito: raggiungo dunque di corsa il lavandino, dove assai poco elegantemente
mi libero dell’orrido liquido.
La
nostra mi fissa strabiliata, e pure un po’ scocciata: “Beh? Che ho detto di
tanto strano da farti andare di traverso il caffè?” mi apostrofa con aria
offesa.
“Quello
lì è SALE!!!” agonizzo io, indicando l’arma del delitto.
Agonizzo
solo per qualche secondo, a dire il vero: immediatamente dopo, sono presa da un
attacco di ridarella irrefrenabile.
L’avvelenatrice,
soffocata dalle risate a sua volta, si affretta a prepararmene un altro, implorandomi
di non rivelare a nessuno l’accaduto: pare che abbia cambiato di recente
saliera e zuccheriera, scegliendole identiche. Unica differenza, le dimensioni:
mentre tutta la famiglia preconizzava pericolosi scambi, l’infame sosteneva l’impossibilità
di errori, viso che la saliera è più piccola. Infatti, s’è visto.
Ora
pubblico il post, e mando il link a tutta la sua famiglia. Certi delitti
meritano un castigo.
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