Madre modello
Sto
uscendo di casa in bici; incontro il gaglioffo, fermo in testa alla strada,
contornato da un manipolo di amici.
“Ehilà!
Ecco la mamma…” esclama con voce stentorea.
“Ciao
MAMMA!” riprende, indossando una faccia da vago sfottò che nulla mia fa
presagire di buono. Appena mi avvicino, infatti, mi blocca la ruota anteriore
con un piede, quasi facendomi andare gambe all’aria.
“Ciao,
st@@@o!” gli rispondo neutra, balzando giù dalla sella e mantenendo così intatti
sia l’equilibrio che la mia dignità.
“Ti
voglio bene anch’io, mamma…” insiste a prendermi in giro il delinquente.
Porto
con un gesto la bici fuori dal suo raggio d’azione, rimonto in sella e riparto
lesta, suggerendogli nel contempo di recarsi dove Grillo insegna. Alle mie
spalle, una risata corale si alza dal gruppetto di giovani malavitosi.
Dopo
una ventina di minuti sono di ritorno a casa; l’uomo mi sta aspettando, fiero
cipiglio e pugni sui fianchi.
“E
allora?! Come la mettiamo? Che figure mi fai fare con i miei amici?”
“Quelle
che ti meriti. Comunque, che ti hanno detto?”
Risolino.
Pausa.
Poi: “Beh, hanno riso tutti, e X. ha detto: - Wow… che figata! Lo voglio anch’io
un rapporto così con mia mamma!”
Ecco;
la violenza e l’insulto come base dei rapporti familiari: sono una madre
degenere. E i miei figli sono invidiati per questo... Siamo messi proprio bene, non c’è
che dire.
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