Decrepita e incorreggibile
Riordinare
casa è sempre un rischio.
Per
prima cosa, d'infarto: ritrovare una decina di refill Frixion (chi ha
figli in età scolare sa di cosa parlo. Per gli altri: biro cancellabili,
costose come l’oro), abbandonate ad appassire sul fondo di un cassetto, è un
colpo al cuore.
Farli studiare è un enorme dispendio, e non solo energetico:
che questi si permettano anche di dilapidare risorse ti sembra uno spreco
insopportabile. Anche se lo scopri a un quinquennio di distanza da quando si è
verificato.
Poi,
ci sono le riesumazioni: una si sente Bones, mannaggia. Dai miei armadi stanno
riemergendo scheletri che manco sapevo di possedere.
Calze:
levando di mezzo un cumulo di calze retate risalenti all’anno che fu, mi trovo
tra le mani un paio di agghiaccianti collant color gesso.
Le mie calze da
sposa.
Conservate
per ricordo, sono ovviamente finite dimenticate sul fondo di una scatola: ora
che ne sono riaffiorate, mi rendo conto di quanto siano orride. Perché mai mi
sarò fatta convincere a sposarmi con le gambe da crocerossina? Mistero.
Così
come è un mistero il motivo per il quale non riesco ad eliminarle nemmeno oggi, diciassette anni dopo.
Finirò col ritrovarle nel 2040, tarlate e consunte dagli anni: a meno che
non le rinvengano i miei eredi, che se ne libereranno con un urlo di orrore,
assieme alle altre mille cose inutili che conservo da decenni e delle quali non
ho la forza di liberarmi.
Ragiono
come mia zia Armida, accidenti a me: che quando è morta c’è voluto un camion,
per liberare casa sua da tutto il ciarpame accumulato in quasi novant’anni di vita.
Monete
da duecento lire: un intero sacchetto, estratto dalla bilancia della farmacia
in corrispondenza del cambio del conio, e mai portato a cambiare in euro.
Mostrate
a mio figlio di ventitré anni, non ricordava di averle mai maneggiate: troppo
piccolo, prima dell'avvento dell'euro.
Mi
sono sentita jurassica come mai prima d’ora.
Infine,
il colpo di grazia: la carta da lettere par
avion. Roba da ossario, lo
riconosco.
Il
figlio di cui sopra, interpellato in merito, si passa tra le dita gli
impalpabili fogli, dichiarando perplesso di non aver mai visto nulla di simile
in vita sua. E ascolta incuriosito (o
finge bene, almeno) quando gli spiego che, prima dell’e-mail, la corrispondenza
con l’estero avveniva per via aerea. E che per questo la carta doveva essere
leggera.
Definirei
la reazione del giovanotto di paleo-interesse: un po’ come se avessi trovato un
dinosauro in giardino.
Che
tristezza, ragazzi.
Inutile
negare la realtà: anche se mi costa ammetterlo, oggi ho capito di essere
entrata di diritto nella schiera dei trapassati.
A
questo punto, forse è meglio che rediga le mie ultime volontà: non vorrei mai
si litigassero tutti questi preziosi oggetti d’epoca…
Prima,
però, metto al sicuro la mia collezione di dischi di vinile. Non sia mai che si
sciupino!
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