Qualche nota, prima di ripartire di corsa
Che
ridere, gente. Le mie vicissitudini acustiche con il Jurassico ronfante hanno
scatenato un dibattito: senza contare che, a quanto pare, siamo in molte a
condividere la stessa sorte. Per mia grande fortuna, il problema dell’amato
bene è circoscritto a qualche nottata, non è costante.
Costante,
piuttosto, è la folla d’impegni che si ammassano tutti in questo periodo, creando
un cortocircuito temporale del quale il mio blog, ogni tanto, fa le spese. Portate
un po’ di pazienza: dovremmo riassestarci a breve.
Aggiornamenti,
dunque: la Miss è tornata sana e salva dalla gita (intemperanze di alcuni
compagni a parte), il gaglioffo ha preso un’altra sufficienza, Jurassico lavora
troppo e Mpc deve recitare sempre più di frequente la parte della signora bon
ton. Dettaglio questo di non marginale importanza: il mio guardaroba già ha
poco a che fare con quello di una lady spesso coinvolta in impegni mondani. Se
non la pianto di partecipare con tanto entusiasmo a cene e simposi vari, mi
toccherà cestinare pure quei quattro abiti che penzolano, in attesa di eventi,
dalle grucce del mio armadio. Ormai sto cambiando taglia.
Queste
occasioni “ufficiali”, lo ammetto, stuzzicano il mio spirito d’osservazione:
certe assemblee sono un interessante osservatorio sul mondo. A fronte di una pletora
di personaggi ben vestiti, eleganti senza eccessi, c’è sempre chi tende all’esagerazione:
degna di nota la signora tinta mogano (le lampade viziano, ahimè) avviluppata in
un tubino in apparenza spelato di fresco a un ghepardo. Un manto maculato tanto
realistico da far pensare a Wilma, la moglie di Fred Flintstone: giusto l’ossicino
in testa le mancava. Poi sarebbe stata perfetta.
A
breve distanza, caracollava una giovane hobbit , in aperta opposizione alle
decisioni di madre natura: carina e ben proporzionata, costei era tuttavia
formato mignon. Ben decisa a non arrendersi al suo metro e cinquantacinque di
statura, svettava quasi a venti centimetri oltre il suo livello base: merito di
un paio di tronchetti con minimo cinque centimetri di plateau. Roba da
frantumarsi la caviglia, in caso di buche. Per non parlare della caduta di
stile nella quale era incappata: più pericolosa di quella che rischiava sul
selciato.
Il
motivo per il quale certe donne decidano di imitare lo stile Bratz mi risulta
incomprensibile: forse sono io, però, a non capire nulla di moda. Convinta come
sono che l’eleganza debba per forza essere discreta, fatico a orientarmi anche
tra le pagine patinate delle riviste femminili. L’unica cosa che acquisisco, di
fronte ai modelli proposti, è la serena certezza che risparmiare soldi sul
vestire non mi costerà nessuno sforzo.
Osservazioni
stilistiche a parte, sto conoscendo un sacco di persone in gamba: molto
piacevole e davvero interessante. Anche perché se non ci fossero queste
occasioni, ultimamente la vita sociale mia e del marito si limita a qualche
sporadico incontro con i nostri gatti: quando l’individuo torna dall’ospedale,
crolla esanime sul divano, addormentandosi in sei secondi e due decimi. Questi
turni di superlavoro me lo stanno ammazzando, poveraccio.
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