La fortuna m'insegue
Peccato
non riesca mai a raggiungermi.
All’apparire
di un timido raggio di sole, Jurassico ed io ci azzardiamo a uscire per una
passeggiata. Il marito si è preso una settimana di ferie, per raggiunto punto
di non ritorno: manco a farlo apposta, dopo sei mesi di siccità si sono aperte
le cateratte del cielo. Da giorni siamo sempre prigionieri dentro casa.
Ecco
perché cogliamo l’occasione che ci si offre con entusiasmo quasi esagerato: mano
nella mano, come due fidanzati, stiamo attraversando un bel parco, quando il
mio bracciale elettronico (leggi: il cellulare) si mette a pigolare. Casa, mi comunica il display.
Ettepareva…
E’
l’informatico, nei guai fino al collo: in procinto di partire per un
appuntamento importante, è stato mollato dall’auto. Batteria (nuova) a terra,
per motivi ignoti, destinati tra l’altro a rimanere tali. Sia come sia, l’uomo
ha bisogno di un passaggio: alla passeggiata romantica si sostituisce una bella
corsa al trotto, e i due muli sono di nuovo ai posti di combattimento. Saltiamo
a bordo dello squalo (la cui guida è inibita ai figli) e portiamo il rampollo a destinazione.
Per
ingannare il tempo mentre lo aspettiamo, c’infiliamo in un centro commerciale.
La
caduta di stile rispetto all’inizio del pomeriggio è abissale: da passeggiata
romantica in mezzo alla natura a giro forzato in un tempio del consumismo. Tremendo,
soprattutto per il maschio della situazione.
Il
nostro, ovviamente disinteressato alle vetrine di moda, è viceversa molto,
molto intrigato dal fatto che ci troviamo all’altare dove la Miss ed io veniamo
a consumare i nostri riti di shopping e dintorni. Eccoci dunque impegnati in un
giro turistico sopra le righe, con la sottoscritta in veste di cicerone (qui è il nostro ristorante preferito, quello
è il negozio di vestiti per Valentina, mentre qui è dove faccio acquisti io…)
seguita da un Jurassico sorridente e sornione. E’ molto soddisfatto di dare
finalmente una collocazione spazio temporale a un fenomeno rimastogli sino ad
oggi completamente sconosciuto: la Miss ed io siamo molto gelose delle nostre
fughe a due. Non forniamo alcuna informazione in merito, di solito.
Finalmente,
troviamo un negozio di elettronica, dove Jurassico trova pane per i suoi denti.
La
telefonata dell’informatico (ho finito!)
ci richiama all’ordine, e torniamo a casa: appena in tempo per la mia lezione
di aquaGAG (Gambe, Addome, Glutei: un nome, una garanzia). Dati i tempi più che
ristretti, domando al gaglioffo di prepararmi la bibita salina, dandogli tutte
le indicazioni per procurarsi il materiale corretto. Senza apparenti incidenti,
il giovane esegue: trovo la bottiglietta ad attendermi sul tavolo della cucina.
Rapida come un felino, l’arraffo, la scaglio nella borsa e scappo di volata.
In
spogliatoio, la drammatica scoperta: la bottiglia è stata chiusa male. Metà del
liquido è tracimata sul fondo della borsa, a formare un laghetto giallastro
dove dovrei appoggiare i vestiti di ricambio. Ne facesse una di giusta, quell’individuo
inaffidabile…
A
mali estremi, estremi rimedi: sotto gli occhi stupiti di un paio di ragazze, scartoccio
un assorbente e lo piazzo sul fondo
della borsa. Mentre farò lezione, quello berrà acqua e sali al mio posto. Spillo
un po’ d’acqua dal rubinetto, giusto per non morire disidratata durante l’allenamento,
e mi tuffo tra i flutti. Ho più di un nervo da smaltire, stasera.
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