Sempre tutto assieme

Ragazzi, ci sono giornate in cui si concentrano tutti i guai dell'universo. Oggi è una di quelle. 
Vi fornirò un sunto in futuro: per il momento, mi preparo al deep impact.
Non bastassero i guai in famiglia, la scuola di mia figlia ha organizzato una sorta di giornata della sensibilizzazione: i ragazzi sono stati invitati a trascorrere un giorno in una struttura protetta, a contatto con persone disabili. 
Credendo fosse una cosa da fare tutti assieme, i ragazzi hanno accettato: in realtà, sono stati dispersi in giro, ognuno nel suo comune. La Miss e una sua compagna si sono trovate sole: non vi dico lo sgomento, quando abbiamo visto che, attorno alla porta dove dovevamo entrare, c'erano tre individui sulla quarantina, attaccati ad altrettante sigarette, che giravano con lo sguardo torvo fisso a terra. 
So di non essere politically correct, ma il disagio psichico è una realtà molto difficile da sostenere: lo so perché ne ho viste molte di persone così, nel mio mestiere. 
Sbalestrare due ragazzine in una situazione del genere, senza nessuna preparazione, mi pare un azzardo. Meglio sarebbe stato portarle, per esempio, a contatto con i bimbi disabili: una realtà altrettanto crudele, ma meno paurosa. Un uomo adulto, instupidito dai farmaci, che gira come un automa la spaventa, una ragazza. 
Tra l'altro, abbiamo fatto pure anticamera per dieci minuti, prima che qualcuno le venisse a prendere in consegna: il che ha aggiunto tensione a tensione. 
Le ho consegnate all'operatrice: confido nella sensibilità di costei e spero che, alla fine, l'esperienza sia formativa e non un totale disastro. 
Mi riservo il giudizio a quando andrò a recuperarmela: per ora, sono molto nervosa. L'intera organizzazione mi è sembrata un po' pedestre: spero di essere solo troppo protettiva.
Per la cronaca, so di essere poco politically correct, in questo mio post: ma io un disabile psichico ce l'ho in famiglia. So per esperienza quanti danni possa fare il buonismo fine a se stesso: il disagio psichico, di qualsiasi natura sia, è un problema immenso. Va trattato con sensibilità e intelligenza. Tanta, intelligenza. Qualità queste che, certo, non mancano a chi lavora in tale contesto: ecco perché mi sono fidata e ho lasciato lì mia figlia. Però mi sono dovuta fare violenza per farlo: lo confesso. E sono ancora preoccupata per lei. 

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